RYAN "Just a dream" In prosecuzione (5 capitoli)

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tarjamya
view post Posted on 27/9/2008, 08:30




01: Londra

La ragazza si stiracchiò ed emise un sonoro sbadiglio, mentre usciva dal suo appartamento; quella sera aveva un'importante partita di Quiddich e come star dei London Abes doveva almeno essere puntuale. Prese una piattaforma che l'avrebbe portata ai livelli superiori e appena arrivò a destinazione si ritrovò davanti un piccolo gruppo di fans. Sorrise e si avvicinò a tre bambini, che tenevano la pluffa sopra la loro testa e saltavano per attirare la sua attenzione.
- " Ehi, ragazzi. " li salutò, prendendo la pluffa da uno di loro.
- " Ginny, firmala, ti prego. " la implorò il bambino, porgendole insistentemente il pennarello
- " Sicuro. " La ragazza firmò la sfera e la passò al ragazzino; sapeva che aveva fatto un enorme sbaglio, appena ne firmi una ne arrivano immancabilmente altre, e infatti gli altri due bambini le passarono la loro pluffa.
- " Anche a noi. "
- " Sì, d'accordo, tranquillo. " Il gruppo di fans si strinse attorno a lei e si rese conto che sarebbe arrivata sicuramente in ritardo.
- " Ok, ora devo proprio andare. Fate il tifo per me, ok ?" disse, mentre restituiva l'ultima pluffa autografata al suo proprietario. Uno dei tre bambini di prima le tirò la manica del giubbotto timidamente, facendola voltare.
- " Ci insegnerai il Quiddich, vero, Ginny ?" Presa un pò alla sprovvista, Ginny tentennò; non credeva di poter insegnare quello sport a qualcuno, sì, era brava, ma suo fratello Charlie era più adatto e se fosse stato qui avrebbe certamente riso. Il ricordo del fratello la infastidì.
- " Ma certo, forse stasera dopo la partita ..."
- " Stasera non puoi. " Una voce infantile alle sue spalle, la interruppe. Si voltò brevemente per vedere chi fosse, ma non aveva mai visto quel ragazzino, il quale indossava una casacca dai disegni strani; il cappuccio, di quest'ultima, gli copriva il volto.
- " Meglio domani, sì, domani. " rispose infine. I tre ragazzini sorrisero raggianti, le loro braccia automaticamente si allargarono poi si spostarono in avanti, prima di ripiegarsi, le loro mani si misero l'una sopra l'altra, come se tenessero fra di esse una piccola pluffa, ed infine si inchinarono leggermente; il tipico segno di rispetto che fanno i giocatori di quiddich. Ginny rise e salutò il piccolo gruppo di persone, prima di avviarsi di corsa verso lo stadio di quiddich, che non era poi così distante da casa sua, anzi casa di Charlie.
La ragazza correva lungo il ponte, che attraversava tutta la città di Londra la più tecnologica di tutto il mondo. Piattaforme mobili trasportavano i londinesi per i vari livelli della città, raggiungendone le viscere o il più alto dei grattacieli. L'imponente stadio di Quiddich era la più grande costruzione di tutta Londra e si poteva vedere in qualunque posto ci si trovasse. Il Big Bang lontano parecchie miglia da lei le ricordò che era in ritardo, ma non poteva fare a meno di rimanere incantata ogni volta, davanti a quello spettacolo che si stagliava davanti a lei. Grattacieli, cupole di vetro così illuminate che sembravano degli enormi satelliti.
Sorrise alla bellezza della sua amata città natia, chiedendosi quando si sarebbe stancata di lei, poi il suo sguardo cadde sulla foto gigantesca di suo fratello, appesa ad un palazzo proprio lì davanti, e il sorriso le si spense. Charlie era il miglior giocatore dei London Abes e aveva portato la sua squadra alla vittoria per molti anni, quindi era un eroe in quella città. Però dieci anni prima era sparito nel nulla e non si seppe mai dove fosse finito e se era ancora vivo. Ginny si accigliò e fece un gestaccio molto eloquente all'uomo dal sorriso sprezzante ritratto in quella foto.
Davanti all'entrata riservata ai giocatori c'era un folto gruppo di persone, che appena si accorsero di lei, le vennero incontro; si pentì di essere arrivata così tardi. Si diresse verso l'entrata più in fretta che poté, anche se qualcuno l'afferrava per la giacca, facendola fermare.
- " Lasciatemi, sono in ritardo. " Continuava a dire, appena qualcuno tentava di bloccarla. Finalmente riuscì a varcare la porta e solo allora salutò i fans, che al suo gesto urlarono incoraggiamenti, saluti, dichiarazioni d'amore tutte in una volta, che rese tutto incomprensibile per lei. Sorrise e sparì dalla loro vista, per andarsi a cambiare.
Nello spogliatoio i suoi compagni erano già pronti e appena la videro entrare, nei loro volti la preoccupazione sparì. Ginny non disse loro nulla e si spogliò, per indossare la divisa. Quando era piccola aveva sempre sognato di indossare quegli abiti e dimostrare a Charlie che non era meno di lui. Prese la casacca scarlatta priva di maniche e, dopo aver indossato i pantaloni neri, la indossò pensando che le dispiaceva che suo fratello non fosse qui, solo per sbattergli in faccia la realtà. Non sei invincibile, Charlie. Si infilò il maglione dello stesso colore, con il numero cinque stampato sulla schiena, la cintura, parastinchi e paragomiti.
La ragazza prese la scopa, si sedette sulla panca, posta al fondo della stanza, e appoggiò la testa al muro, concentrandosi prima della partita stringendo il manico liscio della scopa, che aveva sulle ginocchia. La porta si aprì e un addetto li avvertì che era ora. L'immenso stadio era stracolmo di persone e appena i giocatori entrarono in campo, sfrecciando sulle loro scope, iniziarono ad incitare. Ginny sfrecciò davanti alla curva occupata dai tifosi della squadra avversaria, con un'espressione sbeffeggiante, guadagnandosi un certo numero di insulti.
Dall'altra parte della città un uomo camminava lentamente sopra il tetto di un grattacielo; indossava un lungo cappotto rosso, un'enorme spada gli pendeva da un fianco e portava sul naso un paio di occhiali da vista. Uno dei suoi occhi era chiuso e probabilmente inutilizzabile. Nonostante fosse ancora giovane, il suo volto aveva un'espressione tormentata e dura, per questo ne dimostrava molti di più.
L'uomo sollevò una giara che portava a tracolla e ne tolse il tappo. Da essa ne uscirono piccole gocce di liquido trasparente, che galleggiarono brevemente davanti a lui, per poi allontanarsi e andare ad unirsi alla palla d'acqua che si stava formando proprio a qualche miglio più in là, fuoriuscendo dal Tamigi.
I London Abes intanto conducevano la partita con largo vantaggio. Ginny aveva già ricevuto una botta da un bolide e aveva un sopraciglio spaccato e sanguinante, ma nonostante ciò nessuno riusciva a fermarla. Passò la pluffa a un compagno vicino, il quale segnò un altro punto colpendola al volo con il braccio. Quei tiri spiazzanti li aveva inventati Charlie e alla fine tutti ormai lo imitavano. La ragazza fece un sorriso ironico e ripartì per tornare in difesa.
Fuori dallo stadio si era scatenato il panico; ormai la palla d'acqua aveva acquisito delle dimensioni preoccupanti ed era impossibile non notarla. L'uomo dal cappotto rosso passeggiava tranquillamente sul ponte, dove qualche minuto prima era passata Ginny, mentre attorno a lui la gente scappava per allontanarsi il più possibile dal pericolo. I palazzi vicini a quella palla sembravano essere risucchiati da essa, mentre le sue dimensioni continuavano a crescere.
Uno degli avversari intercettò la pluffa e schizzò a tutta velocità all'attacco. Ginny lo seguì, stando a qualche metro sopra di lui, poi si mise a testa in giù, aspettando il momento giusto per rubargli la pluffa. Qualcosa però attirò la sua attenzione, lasciandola completamente sgomenta. Non riusciva a credere ai suoi occhi, eppure c'era un'enorme palla d'acqua a qualche miglio da lei. Ci fu un secondo in cui non udì nulla, c'era il più assoluto silenzio; non si sentivano più neanche le urla sguaiate dei tifosi. Improvvisamente da quella palla fuoriuscì, ad altissima velocità, qualcosa che non riuscì a identificare. Seppe solo che, qualunque cosa fosse, colpì anche lo stadio e tutto intorno a lei stava crollando.
L'imponente stadio di Quiddich stava crollando, come un castello di carte colpito da un soffio di vento. Qualcosa colpì la sua scopa e il manico si ruppe, facendole perdere il controllo. Ginny ruotò su sé stessa e, prima di riuscire a mettere il manico dritto, o almeno ciò che ne era rimasto, iniziò a cadere. Sapeva che se fosse caduta lì sarebbe stata seppellita dalle macerie, così tentò di uscire all'esterno. Cercò di tirare su la scopa, cosa che fortunatamente le riuscì, e uscì fuori, prima che un pezzo di una delle gradinate la colpisse.
Una volta fuori,c la ragazza atterrò malamente e cadde al suolo. Si mise a sedere e si massaggiò la testa, toccò la ferita senza volerlo e cacciò un urlò di dolore; era la botta del bolide. Si guardò attorno e vide alcuni londinesi scappare dallo stadio distrutto e decise di seguirli, si mise in piedi e camminò zoppicando leggermente, lasciando la scopa distrutta dietro di sé. Quando lo vide emise un verso sorpreso; era da un bel pò che non lo vedeva, ma era proprio lui ne era sicura, d'altronde non era cambiato per niente.
- " Harry !" lo richiamò a gran voce, per farsi sentire al di sopra del frastuono che c'era. L'uomo dal cappotto rosso si allontanò da ciò che rimaneva del muro dello stadio, su cui si era appoggiato, e si voltò verso di lei.
- " Cosa ci fai qui !?" chiese Ginny, ma lui si limitò a fissarla con un'espressione indecifrabile.
- " Ti stavo aspettando. " le disse, con voce calma, prima di avviarsi verso il ponte.
- " Ma ... Aspetta !" Ginny, perplessa dal comportamento del tutto calmo dell'altro, lo seguì sempre zoppicando un pò.
La gente andava tutta dalla parte opposta alla sua e, per colpa di questo, perse di vista Harry. Si guardò attorno, ma non vide da nessuna parte l'uomo, si girò anche dalla parte opposta, ma non ve ne era alcuna traccia. Stava per chiamarlo, ma la voce le si bloccò in gola appena vide nuovamente quel ragazzino, con indosso quella strana casacca. Intorno a loro solo silenzio. La ragazza notò che le persone erano ferme, bloccate nella loro corsa verso la salvezza. Ritornò a guardare quel ragazzino, che le sorrise bonariamente.
- " Sta iniziando. " disse, con la sua voce infantile.
- " Huh ?" Cosa sta iniziando? Si chiese Ginny, perplessa.
- " ... non piangere. " sussurrò. La ragazza si avvicinò a lui, ma prima che potesse toccarlo, svanì, e tutto attorno a lei ricominciò a muoversi. La ragazza scosse la testa confusa e riprese la sua corsa. Rivide Harry poco lontano e notò che stava andando dalla parte sbagliata, infatti se avessero proseguito lungo quel ponte sarebbero finiti proprio davanti a quella palla d'acqua.
- " Non da questa parte. " disse all'uomo, afferrandogli la manica vuota, dove avrebbe dovuto esserci il braccio sinistro, ma Harry preferiva tenerlo poggiato in un'apertura del cappotto.
- " Guarda. " le disse, senza distogliere lo sguardo dalla palla. Ginny fece come aveva detto e vide che ormai era alta nel cielo.
- " Lo chiamano Sin. " aggiunse Harry.
- " Sin ?" Ginny era confusa; cosa diavolo era questo Sin? E cosa voleva fare Harry? L'uomo iniziò nuovamente a camminare, ma improvvisamente si bloccò e Ginny, che lo stava seguendo, sbatte contro di lui.
La ragazza seguì il suo guardo e vide qualcosa attaccato ad un palazzo; aveva tentacoli dalle punte luminose, che muoveva lentamente, mentre quello che doveva essere la testa era incastrata all'interno della costruzione. Ginny non aveva visto nulla di simile. E' un mostro, si disse, sorpresa. Da esso volarono altri mostriciattoli più piccoli, ma molto simili a insetti giganteschi. Caddero proprio davanti a loro e allargarono le ali, minacciosi. Alcuni si avvicinarono e la ragazza li scacciò muovendo le braccia, poi cadde all'indietro, appena un mostro la stava per attaccare.
- " Tieni, un regalo da parte di Charlie. " disse Harry, porgendole una spada dalla lama rossa e dalla punta curva. La guardò sorpresa e poi si rivolse all'uomo.
- " Da parte di mio fratello ?!" Lui si limitò ad annuire. Ginny afferrò l'elsa e si alzò, appena Harry lasciò andare la presa dalla spada, lei cadde in avanti. Pesava molto e lei non se lo era aspettato.
- " Saprai usarla ?" chiese l'uomo, brandendo la sua. La ragazza lo guardò con un'espressione offesa, poi sorrise sprezzante.
- " Sicuro. " disse, stringendo l'elsa con due mani e si chinò leggermente sulle ginocchia sbucciate e doloranti, per assumere una posizione di difesa.
- " Bene. Facciamoci strada. " intimò lui, prima di scattare in avanti e colpire uno di quei mostri, facendolo volare da una parte con la forza del colpo, quello emise un urlo stridulo, prima che il suo corpo emettesse deboli luci dai colori tenui. La ragazza rimase per un secondo ferma, chiedendosi cosa fossero, ma poi seguì l'uomo, colpendo i mostri che le si paravano davanti come meglio poteva.
- " Stammi dietro, ragazzina. " le urlò Harry, mentre continuava a correre lungo il ponte; davanti a lui la via era libera. Ginny grugnì per il dolore alle ginocchia, ma accelerò il passo. Alla sua destra c'era la foto di Charlie, che la guardava e le sorrideva, con il suo solito sorriso di superiorità. Cos'hai da ridere, maledetto?!
- " Harry, andiamocene da qui !" urlò, per farsi sentire dall'uomo, che era a qualche metro davanti a lei.
- " Siamo attesi. " mormorò Harry, dopo essersi fermato.
- " Cosa ?" gli chiese, con il fiato corto. I due si fissarono per un breve istante, poi l'uomo ripartì e la ragazza sospirò.
- " Una pausa ?" disse sarcasticamente, prima di seguire l'altro.
Ginny si bloccò appena sentì il terreno tremarle sotto i piedi. A provocare quel trambusto era stato lo stesso enorme mostro che era attaccato al palazzo, solo che questo era atterrato sul ponte. Davanti a lui c'erano dei piccoli mostriciattoli a forma di insetto e dietro invece c'erano delle grosse uova nere; speriamo che non si aprano, pensò ardentemente. Harry stava già uccidendo i mostri più piccoli, prima dedicarsi a quello più grosso.
- " Vieni ad aiutarmi o vuoi stare là per sempre ?" chiese l'uomo, facendo volare un mostro giù dal ponte. Ginny si avvicinò un pò intimidita, mentre l'altro faceva fuori l'ultimo insetto gigante.
- " Harry, come facciamo a sconfiggerlo ?" gli chiese, poggiando la punta curva della spada per terra, per riposare le braccia. L'uomo emise un verso infastidito e colpì uno dei tentacoli.
- " Colpisci quelli. " si limitò a dirle, prima di colpirne un altro. Il mostro irrigidì i tentacoli rimasti e Ginny cadde in ginocchio, confusa e dolorante; era come se il suo corpo fosse schiacciato da una mano invisibile. Anche Harry fece un verso di dolore, ma rimase in piedi. La ragazza si rialzò e scosse la testa, le orecchie le fischiavano e anche l'aria le era improvvisamente mancata.
- " Muoviamoci a farlo fuori. " intimò l'uomo. I due partirono all'attacco, tagliando tutti i tentacoli del mostro, quest'ultimo si accasciò da un lato e il suo corpo emise sempre quelle luci tenui, che salivano lentamente verso il cielo. Ginny rimase ad osservarle un attimo; era uno spettacolo strano.
Harry camminò in mezzo alle uova chiuse e lei lo seguì, temendo che da un momento all'altro si sarebbero aperte. Fortunatamente non accadde nulla e i due proseguirono la loro corsa verso Sin. Il tratto di ponte davanti a loro era completamente libero e la ragazza ne fu sollevata; era esausta, continuava a correre tenendo quella dannata spada con tutte e due mani e questo l'affaticava non poco.
Sentì Harry imprecare e vide un numero imprecisato di quelle grosse uova nere cadere dal cielo, le quali si schiantarono al suolo e si aprirono, diventando quei dannati mostriciattoli insetto. Ginny strinse i denti e sollevò la spada. Maledizione! Mi hanno letto nel pensiero?! Pensò, colpendo uno di loro, ma un altro venne subito a sostituire il compagno. Erano circondati.
- " Così non andiamo da nessuna parte. " mormorò l'uomo, prima di scattare in avanti e colpire un altro mostro, poi notò un veicolo in bilico sul ponte; sicuramente il rimorchio conteneva materiale esplosivo.
- " Colpisci quello. " intimò, indicando il punto in cui il veicolo era collegato al rimorchio.
- " Cosa ?! Colpirlo ?!" Uno dei mostri stava per colpirla, ma lei lo schivò e si avvicinò al veicolo. Colpì più volte con violenza quel punto, il rimorchio si staccò e cadde giù. Il veicolo schizzò in avanti, travolgendo alcuni mostri insetto. Harry l'afferrò e i due iniziarono a correre più veloce che poterono; sotto di loro il rimorchio esplose e l'onda d'urto li sbalzò in avanti. Ginny cadde e la spada le volò dalle mani.
- " Corri, muoviti. " grido l'uomo, ma un'altra esplosione copri la sua voce. La ragazza prese la spada e la infilò nella cintura, prima di riprendere la sua corsa; il ponte era sprofondato a causa dell'esplosione e l'altro pezzo era più in alto. Strinse i denti e accelerò, quando arrivò sul bordò saltò e riuscì ad appendersi per miracolo.
Harry era in piedi davanti a lei ed era girato dall'altra parte. Il pezzo di ponte si sollevò ulteriormente; stava per essere risucchiato dall'enorme vortice sopra di loro, che non era altri che quel Sin.
- " Harry !" urlò la ragazza, dopo che una mano mollò l'appiglio; la spada pesava troppo e non ce la faceva più a reggere sia il suo peso che quello dell'arma. L'uomo non diede cenno di averla sentita.
- " Sei sicuro ?" chiese lui, rivolto a Sin.
- " Harry !" lo richiamò nuovamente, Ginny. Finalmente l'altro si voltò e l'afferrò per il maglione della sua divisa. La sollevò e la tenne a pochi centimetri dal suo viso.
- " Tutto inizia qui. Questa è la tua storia. " sussurrò enigmaticamente, l'uomo. La ragazza iniziò a urlare quando si sentì risucchiare dentro Sin.

- " Ehi ! Ehi !" Charlie?
Era la voce di suo fratello, ma quando aprì gli occhi non lo vide da nessuna parte. Galleggiava al di sopra una Londra distrutta, ma di lui nessuna traccia. Sotto di lei c'era Charlie, ma quando lei si avvicinò, l'uomo non c'era più. Davanti a lei c'era solo una bambina, con i capelli rossi e con dei vestiti troppo larghi per il suo corpo smilzo. Le due si osservarono, una imbronciata e l'altra perplessa, in silenzio. Poi la ragazza si addormentò e sognò di essere sola, terribilmente sola.
 
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tarjamya
view post Posted on 29/9/2008, 08:43




02: Le rovine sommerse

Quando Ginny riprese i sensi sollevò la testa dalla roccia, su cui era sdraiata, e osservò il luogo in cui era finita. Davanti a lei c'era un uccello variopinto, che si lisciava le piume, senza darle molto conto. La ragazza si sollevò, tirando le gambe fuori d'acqua; le ginocchia le dolevano ancora, ma meno rispetto a prima. Girò il capo per guardare meglio ciò che aveva attorno; dietro di lei solo acqua e davanti delle rovine. Nessun essere umano nelle vicinanze.
- " C'è nessuno ?! Harry !" urlò. Non sentì nulla a parte il suo eco.
- " EHI !" L'uccello spiccò il volo e Ginny lo seguì con lo sguardo, notando per la prima volta un'inquietante costruzione, non molto lontana. Forse lì c'è qualcuno, ipotizzò. Sembrava un tempio, o qualcosa del genere; aveva una grande cupola, attorno alla quale volava uno stormo di uccelli, simili a quello di prima. L'unica via per arrivare fin lì era l'acqua; doveva nuotare.
Si immerse in acqua ed iniziò a nuotare; la spada ancora infilata nella cintura la trascinava un pò giù e le rendeva un pò difficoltosi i movimenti, ma fortunatamente non era poi così lontano. Con la divisa fradicia, salì i gradini a carponi e uscì. L'aria era gelida e presto iniziò a tremare di freddo; camminare l'avrebbe aiutata a riscaldarsi. Attraversò un'apertura, dove una volta doveva esserci stato un cancello, e osservò le rovine emerse che collegavano il punto dov'era lei e la porta del tempio; fortunatamente poteva fare a meno di stare a mollo.
La ragazza mise il piede sopra la roccia, testandone la stabilità; era molto sottile e in certi punti spaccata, quindi non si fidava un granché. Camminò lentamente, guardando dove poggiava i piedi, e forse grazie al fatto che osservava giù, notò del movimento nell'acqua. Si fermò e strinse gli occhi per vedere meglio, ma l'acqua era scura, proprio come il cielo, e non vedeva nulla al di sotto della superficie. Improvvisamente qualcosa balzò fuori dall'acqua, facendole perdere l'equilibrio. Ginny cadde in acqua e trattenne il fiato più che poté, mentre prendeva quella dannata spada, appena in tempo per infilzare il pesce, dalle dimensioni quasi umane, che l'attaccò proprio in quel momento.
Emerse e prese aria bruscamente attraverso la bocca, poi guardò verso i suoi piedi e vide altre due ombre girare attorno a lei. Tentò di non farsi prendere dal panico e prese nuovamente aria, prima di immergersi. Uno dei due pesci era davanti a lei e lo vide avvicinarsi velocemente, per quando riusciva a distinguere lì sotto. Agitò la spada in avanti e la punta curva dell'arma si conficcò nel corpo molliccio del nemico. Il sangue le ottenebrò leggermente la vista, ma vide benissimo le luci che il corpo del pesce stava emettendo. Si voltò per cercare l'altro, ma lo trovò nelle fauci di un mostro enorme. Era la cosa più disgustosa che Ginny avesse mai visto. La cassa toracica non era coperta dalle squame e si potevano vedere gli organi rossi e pulsanti. La bocca era piena di denti affilati, nella quale la ragazza non voleva proprio andare a finire.
Il mostro lasciò andare il pesce e la puntò. Vuole il boccone più saporito, il maledetto ... Accidenti, mi serve aria, pensò mentre si guardava attorno in cerca di una via d'uscita. Alle sue spalle c'era un'apertura, dalla quale lei sarebbe sicuramente passata, ma il mostro no. Quest'ultimo venne avanti, con le fauci spalancate, Ginny mise davanti a sé la spada e la infilzò nel palato della fiera, almeno quello che sembrava il palato, lei non lo sapeva, comunque tentò di tirare fuori la spada, ma quella non si mosse. Decise che avrebbe lasciato l'arma lì dove si trovava, anche se dopo non avrebbe potuto difendersi con null'altro se non con le mani, ma in quel momento doveva essere veloce; poggiò i piedi su qualcosa di molliccio, che non volle indagare cosa fosse e si spinse in avanti, verso quell'apertura, che sarebbe stata la sua salvezza.
Il mostro alle sue spalle continuava ad emettere strilli acuti di dolore, ma quando notò che lei se ne stava andando, decise di seguirla. Ginny si voltò e vide la fiera a pochi metri da lei, tentò di accelerare; era vicina, così dannatamente vicina. Attorno a lei si stava chiudendo la bocca del mostro, ma ciò nonostante continuò a nuotare. Il mostro sbatté contro il muro e la ragazza venne sbattuta con violenza dentro l'apertura.
Ginny inspirò quando si ritrovò fuori d'acqua e tossì; era salva. Aveva avuto una paura pazzesca, ma era riuscita a salvare la pellaccia. Si alzò un piedi e notò la sua spada nell'acqua dietro di lei. Si chinò a raccoglierla e notò della poltiglia rossiccia che pendeva dalla punta curva, solo dopo averla ripulita, la ripose al suo solito posto. Incredibile, pare che questa maledetta zavorra non voglia abbandonarmi, pensò sorridendo ironica, ma almeno poteva difendersi.
Rabbrividì e si avviò dentro il buio cunicolo; in quel posto faceva piuttosto freddo in più era fradicia e questo complicava le cose. Inciampò in un gradino, ma restò in piedi reggendosi contro la parete umidiccia. Salì le scale, tenendo la mano sul muro per orientarsi, poi allungò le mani e toccò una porta di legno, il quale era leggermente fradicio di umidità. La spinse ed entrò in un enorme atrio; il tetto era molto alto e c'era un altro piano oltre quello dov'era lei. Camminò lentamente e osservò il luogo con aria circospetta; ormai si aspettava di tutto. Al centro della stanza c'era un braciere spento e in quel momento le venne in mente che il fuoco l'avrebbe aiutata a riscaldarsi. Forse qui c'è qualcosa da bruciare, ponderò. C'erano altre due porte e forse lì avrebbe trovato qualcosa.
Ginny esplorò tutto l'ambiente con la spada stretta in mano, ma non vi trovò mostri solo dei fiori secchi, posti ancora dentro un vaso, e delle pietre per accedere il fuoco. Tornò al braciere e sbatté le pietre, finché non provocò una piccola scintilla, che accese il fuoco. Si sedette lì vicino e ogni tanto soffiava sulle fiamme, per alimentarle. Improvvisamente il suo stomaco brontolò e per la prima volta si rese conto di aver fame, d'altronde non mangiava da prima della partita.
- " Fame. " brontolò, sdraiandosi sul pavimento polveroso dell'atrio. Osservò il tetto per alcuni minuti, prima di addormentarsi.
Harry era in piedi nel piccolo ingresso del suo appartamento e la guardava con la sua solita espressione neutra. Ginny, seduta sul sofà, si rigirava una vecchia pluffa fra le mani e fissava l'amico, corrucciata.
- " Cosa vuoi ?" borbottò la ragazza.
- " Una serataccia. La squadra ha perso per colpa tua. " rispose lui, senza fare una piega per il tono sgarbato dell'altra
- " Sei venuto per dirmi questo ?!" sbottò, alzandosi in piedi. L'uomo continuò a fissarla tranquillo.
- " Sono passati dieci anni ormai. Pensavo stessi piangendo. "
- " Chi ? Io !?" ululò indignata, ma Harry non c'era più, al suo posto c'era il bambino con la strana casacca, che aveva visto a Londra, mentre veniva distrutta. Con il viso sempre nascosto dal cappuccio si rivolse a lei con un sussurro.
- " Piangevi ..."
La ragazza si alzò bruscamente e notò che il fuoco era quasi scemato. Si mise a soffiare con disperazione, ma qualcosa la distrasse; era veloce e percorreva la balaustra del secondo piano, tenendosi aggrappato ad essa con i suoi artigli enormi. Ginny seguì tutto il suo tragitto, girando su sé stessa, poi il mostro saltò e atterrò davanti a lei, ringhiando minaccioso. La ragazza afferrò la spada, ma non ebbe il tempo di tirarla fuori dallo spazio fra la sua cintura e i suoi pantaloni; il mostro le saltò addosso. Indietreggiò velocemente e gli artigli la colpirono di striscio; fu doloroso lo stesso, ma almeno non era molto grave.
Continuò a indietreggiare e riuscì a tirare fuori la spada, rompendo la cintura. La fiera inveì nuovamente, ma Ginny bloccò il colpo con la spada e il nemico fece un salto all'indietro, ferito. La ragazza si tastò la ferita sull'addome, tenendo sempre d'occhio il mostro, ed emise un sibilo di dolore; forse non era stata colpita poi così di striscio. Udì delle voci e dei passi all'esterno, infatti dopo pochi attimi la porta alla sua destra esplose; si ritrovò accovacciata per proteggersi dalle schegge di legno e le sue orecchie fischiavano fastidiose.
Dall'apertura entrarono degli uomini con gli occhi coperti da occhiali protettivi, assicurati con un elastico alla testa, e indossavano strane tute aderenti e impolverate; il fatto che fossero tutti armati fino ai denti non tranquillizzò la ragazza. Il mostro ruggì irato, attirando l'attenzione del gruppo, che al momento era tutta puntata su Ginny. Una voce femminile si levò e gli uomini si allontanarono; una ragazza con sgargianti capelli rosa si fece avanti, per affrontare la fiera. Questa fece cenno a Ginny di allontanarsi e poi prese qualcosa dalla borsa assicurata alla vita.
L'oggetto fece un arco perfetto e finì dritta sulla testa del mostro, prima di cadere rumorosamente sul pavimento lastricato. Ginny si avvicinò al gruppo di uomini, osservando come il nemico guardasse incuriosito quel piccolo oggetto nero, prima che questo gli esplodesse in faccia. Le orecchie della ragazza ripresero a fischiare. Uno di loro le disse qualcosa, ma lei non capì una parola; forse era colpa di tutte quelle esplosioni.
- " Come ?" chiese, avvicinandosi un pò a loro, cosa che si rivelò un grave errore, infatti tutti alzarono le armi. Ginny alzò le mani lentamente, sorpresa dalla reazione esagerata di quei tizi; infondo era lei che doveva essere spaventata e puntare loro addosso la spada, non il contrario. L'uomo di prima ripeté la domanda, ma lei continuò a non capire.
- " Non capisco nulla di quello che dici. " disse lei, lentamente e con voce alta, per farsi capire, ma tanto era tutto inutile. L'unica ragazza del gruppo mise una mano sulla spalla del compagno e si avvicinò a lei. Quando si tolse gli occhiali protettivi, Ginny fece un passo indietro; quella ragazza aveva gli occhi verdi e la pupilla a spirale. Questo la spiazzò non poco; ai mostri sì, ormai era abituata, ma quegli occhi l'avevano colta di sorpresa, proprio come quel pugno, che le arrivò allo stomaco e la fece stramazzare al suolo dolorante. L'ultima cosa che vide erano gli stivali degli uomini, i quali si avvicinavano a lei per prenderla.
Quando si riprese era sul ponte di una nave e c'era solo lei lì. Si tastò l'addome indolenzito e fasciato; qualcuno le aveva curato la ferita. Si mise a sedere, proprio quando tre uomini uscirono dalla cabina davanti a lei; con loro c'era anche la ragazza dai ridicoli capelli. Appena Ginny la vide, sentì la rabbia montarle dentro per quello che le aveva fatto. Si alzò in piedi e si avvicinò all'altra, ma un uomo si mise in mezzo e la spinse violentemente contro la ringhiera. Il male all'addome tornò, ma ora lo aveva anche alla schiena.
- " Ahi ! Mi hai fatto male. " disse, irata. La ragazza disse qualcosa al suo compagno, sempre in quella lingua incomprensibile. Uno dei tre le porse un paio di occhiali protettivi e iniziò a gesticolare. Ginny lo osservò perplessa.
- " Sì, come vuoi. " mormorò, incrociando la braccia al petto. Un altro uomo, infastidito dal suo atteggiamento tento di colpirla, ma la ragazza lo ammonì.
- " Ti sta dicendo che puoi restare se ti renderai utile. " disse, questa volta perfettamente comprensibile, la ragazza.
- " Tu mi capisci. " disse, sorpresa e un pò felice, Ginny, tanto che per poco non abbracciò quella tizia, ma appena vide che uno degli uomini stava alzando il fucile, per colpirla, indietreggio e alzò le mani, in segno di resa.
- " Ok, lavorerò. " mormorò, sorridendo in modo stiracchiato. Uno degli uomini le mise davanti una bombola d'ossigeno e l'altro le porse nuovamente gli occhiali protettivi. Ginny li prese e guardò l'altra in attesa di spiegazioni.
- " Ci sono delle rovine sommerse, non sono funzionanti al momento, ma penso che sia rimasta un pò di energia. Tutto ciò che dobbiamo fare è attivarle. "
- " D'accordo. Non credo che avrò altra scelta. " mormorò rassegnata, prima di indossare gli occhiali. L'altra le porse una cintura dove avrebbe potuto porre la spada e dalla quale sarebbe stato più facile estrarla, dato che non era come la sua, ma aveva due cinghie che si intrecciavano dietro, per assicurare l'arma con quelle, e in questo modo non ci sarebbe stato alcun impiccio. Gli uomini aiutarono le due ragazze a indossare le bombole di ossigeno.
Una volta sotto la superficie, Ginny vide un lungo cordone che scendeva fino sul fondo ed era ancorato alla nave; emetteva una tenue luce, in modo da rendere visibile la strada. La ragazza seguì l'altra che scendeva tranquillamente, probabilmente c'era andata già parecchie volte. La struttura che si intravedeva sul fondo non era per niente quello che Ginny si era immaginata; lei pensava fosse una struttura antica, o cose simili, ma quello pareva un edificio piuttosto moderno, infatti quando entrarono la ragazza vide dei macchinari, spenti ormai da chissà quanti anni.
Continuò a seguire l'altra ragazza, fino ad una stanza con un enorme alimentatore posto al centro. Ginny rimase indietro mentre l'altra tentava di far funzionare un pannello, il quale serviva ad accendere il tutto. Si mise alle sue spalle, poi quella si voltò e le fece cenno di provarci lei. Osservò i tasti del pannello e non capì nulla di cosa servissero tutti quei tasti, così iniziò a tempestare di pugni il macchinario; questo era il suo metodo, dopotutto era solo una giocatrice di Quiddich. Incredibilmente l'alimentatore prese a funzionare e le luci della stanza si accesero. L'altra fece un gesto di vittoria, ma qualcosa afferrò il suo piede e la sballottò un pò, prima di mollarla.
Una grossa medusa si parò davanti a Ginny, che si chiese da dove diamine venivano fuori tutti quei mostri. Prese la spada, mentre alle sue spalle l'altra ragazza tirò fuori la granata dalla borsa. La granata venne lanciata ed esplose, ferendo non poco la medusa, che confusa tentò di allontanarsi, ma Ginny le si parò davanti e l'attaccò, affondando la spada in profondità nella massa gelatinosa. Dal corpo del mostro fuoriuscirono le solite luci.
Le due risalirono a galla, notando che l'intera struttura era ormai illuminata e funzionante. Sul ponte della nave la ragazza seguì il gruppo, che si stava dirigendo giù per le scale, le quali conducevano nelle cabine. Uno di loro la respinse, facendola cadere all'indietro.
- " Ehi, ma che diavolo ?! Vi ho aiutato, no ?!" sbraitò, indignata, ma nessuno la udì, ormai era sola sul ponte.
Dopo parecchi minuti la ragazza uscì dalla cabina e portò a Ginny un vassoio pieno di pietanze, sulle quali si avventò subito. L'altra la osservava con disgusto, mentre si infilava il cibo in bocca con le mani e lo ingoiava quasi intero, infatti un boccone le andò di traverso. Fortunatamente la ragazza le diede dell'acqua per poter mandar giù il cibo.
- " Mangi come un maiale. " mormorò la ragazza. Ginny rise e si alzò, per stiracchiarsi. Poi si voltò e osservò l'altra attentamente.
- " Ciao, come ti chiami ?" le chiese, scandendo bene le parole. L'altra alzò un sopraciglio.
- " Tonks. " rispose, puntualmente.
- " Allora mi capisci davvero. Perché non hai parlato prima ?" disse contenta.
- " Non c'era stata l'occasione e poi pensavamo che tu fossi un mostro ..." Ginny fece un'espressione sorpresa, poi alzò un sopraciglio.
- " Comunque, voi chi siete ?"
- " Beh, siamo metamorfici. Aspetta, tu non ci odi, vero ?" chiese Tonks, guardinga.
- " Perchè mai dovrei ? Non so nemmeno cosa sono i metamorfici. " La ragazza era confusa da questa improvvisa domanda. Si allontanò e si appoggiò alla ringhiera per osservare il mare.
- " Da dove vieni tu ?" le chiese Tonks, mettendosi al suo fianco.
- " Da Londra. Sono una giocatrice di Quiddich. Sono la cacciatrice migliore dei London Abes !" disse, con fierezza.
- " Hai battuto la testa per caso ?"
- " Ehm ... in effetti voi me ne avete date parecchie. " mormorò sarcasticamente, alzando gli occhi al cielo.
- " D'accordo. Ricordi nulla prima del nostro incontro ?" Ginny si voltò a guardarla e decise di dirle ogni cosa, di Londra, del Quiddich e di come lei e Harry avevano combattuto ed erano stati risucchiati dentro Sin. Disse tutte le cose che le passavano per la mente e l'espressione di Tonks la fece meravigliare.
- " Ho detto qualcosa di strano ?"
- " Sei stata vicino a Sin. " La ragazza annuì.
- " Non preoccuparti, presto starai meglio. Dicono che quando ti avvicini troppo a Sin la tua testa va in tilt. Forse è stato tutto un sogno ?" mormorò Tonks, passeggiando lentamente per il ponte.
- " Vuoi dire che sono malata ?!" sbottò, indignata.
- " E' colpa delle tossine di Sin. "
- " Sei proprio sicura ?" disse Ginny, turbata.
- " Certo, non esiste più nessuna Londra. Sin l'ha distrutta mille anni fa ... Non credo che qualcuno giochi a Quiddich laggiù. "
- " Non può essere ?! " Come diavolo era possibile che Sin avesse distrutto la sua città mille anni fa, quando lei l'aveva visto solo poche ore prima?
- " Mille anni ! Ho visto Sin distruggerla !" urlò, facendo sussultare Tonks. Ginny osservava il mare scuro con un'espressione smarrita, che fece intenerire l'altra.
- " Tu hai detto che giochi a Quiddich ?" le chiese la ragazza, dopo alcuni minuti di silenzio.
- " Sì. "
- " Potresti andare a Luka. Qualcuno potrebbe sapere chi sei o potresti riconoscere qualcuno. "
- " Luka ?" Tonks alzò gli occhi al cielo e Ginny sospirò. L'altra passeggiò per il ponte e poi le diede una pacca sulla spalla.
- " Ti porterò io a Luka, promesso. " le disse, sorridendo. Ginny le sorrise, ma con scarso entusiasmo.
- " Preferisci restare qui ?" chiese, notando il suo sorriso stiracchiato. La ragazza scosse il capo.
- " D'accordo, andrò a dirlo agli altri. Aspetta qui. Ah, un'altra cosa, non dire a nessuno che sei di Londra. Il culto di Yevon dice che è un luogo sacro. Potrebbe dar fastidio a qualcuno. " La ragazza la lasciò sul ponte da sola a riflettere sulla situazione. La mia Londra un luogo sacro. Sì, certo, e da quando?! Pensò, Ginny, mestamente. Credeva che Sin l'avesse portata in un luogo lontanissimo e che poteva ritornare a casa in un giorno o due. Ma mille anni nel futuro?
La nave improvvisamente oscillò, facendola cadere di lato, mandandola a sbattere contro il parapetto. Gli uomini uscirono dalla cabina, armati e leggermente terrorizzati.
- " Sin !" urlò uno di loro. La nave oscillò di nuovo e Ginny cadde in acqua; vide Tonks allungare la mano verso di lei, ma era troppo tardi. L'acqua la trascinò via.
 
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tarjamya
view post Posted on 4/10/2008, 07:34




03: L'isola di Besaid

Il calore del sole e suoi fastidiosi raggi, che le sbattevano sulle palpebre chiuse, la svegliarono questa volta. Ginny si coprì gli occhi con il braccio ed emise un gemito di dolore, quando si mosse; questi continui sballottamenti e svenimenti non le facevano bene alla salute. Si mise lentamente a sedere e osservò assorta l'oceano davanti a lei, di un azzurro intenso e dai riflessi accecanti. Si tolse il maglione scarlatto della sua, ormai, logora divisa dei London Abes e lo gettò da parte, restando con la casacca; c'era troppo caldo in quel luogo.
Dopo qualche minuto, finalmente quando il suo corpo decise di collaborare, si mise in piedi. Sapeva di non essere in un'isola deserta, sentiva chiaramente delle voci maschili, da qualche parte alle sue spalle. Decise di uscire da quella piccola insenatura; alle sue spalle c'era un'alta scogliera, che di certo non si metteva a scalare, ma poteva facilmente aggirarla camminando in acqua. Prese la spada, la quale si era arenata a qualche passo più in là, e la infilò fra le cinghie di pelle della cintura che le aveva dato Tonks. Chissà se la ragazza stava bene e si era salvata?
Camminò faticosamente, con l'acqua che le arrivava fino alle ginocchia, attorno al promontorio, per poi sbucare in un'altra spiaggia; c'era un piccolo pontile dove probabilmente venivano attraccate le navi, ma quel giorno non ve ne era neanche una. Lì vicino c'erano delle piccole campane contenenti reti e vari oggetti per la pesca e poco più in là tre alti pali, con un anello in cima. Davanti ad essi c'era un ragazzo abbronzato, che si sbracciava e urlava qualcosa ai suoi compagni; a quanto pareva Londra e quello strano luogo, in cui era finita, avevano qualcosa in comune.
- " Quiddich !" esclamò deliziata.
Uno dei cacciatori passò male la pluffa al compagno ed essa continuò la sua discesa, finendo fra le sue mani. Ginny sorrise; neanche il materiale con cui era fatta era diverso, neanche l'odore, pensò con malinconia.
- " Ma dove diamine tiri, scemo !" urlò il ragazzo abbronzato al compagno, il quale porse le sue scuse.
- " Ehi, tu, passami la pluffa !" gridò sempre lo stesso tizio, gesticolando per attirare la sua attenzione. La ragazza sorrise, lanciò la pluffa in aria e la calciò al volo; anche quello era un maledetto tiro di Charlie. La sfera schizzò verso il ragazzo, ma lui non riuscì a prenderla e quella si infilò dentro uno dei tre anelli. Ginny rise; era o non era la cacciatrice migliore di tutta Londra. il gruppo emise un esclamazione di sorpresa e iniziarono a parlottare fra loro, prima di seguire i loro capitano a terra ed avvicinarsi a quella strana ragazza, apparsa dal nulla.
- " Come ti chiami, ragazzina ?" chiese il ragazzo, sorridendole in maniera amichevole. Lei, che odiava essere chiamata ragazzina, fece una smorfia.
- " La ragazzina ti ha appena fatto un punto. " rispose, facendolo ridere di gusto, poi le rifilò delle pacche sulla spalla, facendole fare un passo in avanti per l'impeto.
- " Su, non ti offendere. Io sono Ron, capitano e allenatore dei Besaid Aurochs. " Ginny osservò la sua mano protesa e poi gliela strinse; aveva delle mani grandi e dalla presa salda, probabilmente adatte per un portiere. La ragazza osservò il viso amichevole di quel ragazzo e decise che di lui c'era da fidarsi.
- " Ginny. "
- " Non sei una principiante, a quanto pare. Per chi giochi ?" le chiese Ron, visibilmente curioso.
- " Per i London Abes. " rispose, sempre con un tono di notevole fierezza, quasi automaticamente, poi si ricordò cosa le aveva detto Tonks, "Potrebbe dare fastidio a qualcuno", la ragazza impallidì e notò che i ragazzi iniziarono a parlottare fra di loro, confusi.
- " Per chi ?" chiese nuovamente il ragazzo.
- " Ehm ... non fateci caso, sono stata troppo vicina a Sin ... Ho il cervello un pò sconquassato. " mentì, passandosi una mano fra i capelli e sorridendo in modo tirato. Il gruppo parve abboccare alla sua storia e annuirono.
- " Non so nemmeno dove ci troviamo o da dove vengo. " Ron le diede una gentile pacca sulla spalla e le sorrise.
- " Sei stata intossicata, ma almeno sei ancora viva. Sia lode a Yevon. " disse, con tono dignitoso.
- " Voi tornate ad allenarvi. " intimò ai tre cacciatori e ai due battitori, che sbuffarono e montarono sulle scope. La ragazza sollevò un sopraciglio, chiedendosi quante partite avesse vinto quella squadretta di pelandroni. Il suo stomaco brontolò sonoramente e, con una smorfia, prese a massaggiarsi la pancia. Ron rise di gusto e le fece cenno di seguirlo.
- " Sei affamata, vedo. Vieni ti porto al villaggio, prima che mi muori di fame, dopo essere sopravvissuta a Sin. " disse divertito, mentre poneva la sua scopa in una piccola grotta.
Ginny seguì quel ragazzo fuori dalla spiaggia, con il suo solito passo leggermente zoppicante; era esausta, infatti lo segui per tutto il tragitto con gli occhi fissi sulle sue spalle ampie o sui suoi capelli rossi, molto simili ai suoi, e non fece attenzione minimamente a ciò che aveva attorno. Sentì di potersi fidare di lui, perciò decise di porgli la domanda fatidica.
- " Senti ... è vero che Londra è stata distrutta ... tipo mille anni fa e che ora è solo un mucchio di macerie ?" chiese, tentennando leggermente. L'altro continuò a camminare, probabilmente convinto che la sua ignoranza fosse data dalle tossine.
- " Molto tempo fa in Spira c'erano molte città tecnologiche. Sin le punì distruggendole tutte e Londra con esse. " spiegò l'uomo, indicando delle rovine ormai coperte dalla vegetazione selvaggia dell'isola.
- " Ora noi dobbiamo sopportare questa maledizione, per colpa di quei pigroni, che lasciavano lavorare le macchine al loro posto. Per pentirci dei nostri peccati viviamo nella semplicità, come comanda il culto di Yevon. " concluse solenne, dopo aver perso il tono irritato iniziale. Ginny lo ascoltò in silenzio e abbassò lo sguardo, tristemente. Tonks non le aveva mentito, infondo non potevano mentire entrambi. Londra era stata distrutta.
- " Comunque, tu sei una dei London Abes, dovresti saperlo bene. Questa sì che è bella. " disse improvvisamente lui, voltandosi a guardarla con un'espressione divertita.
- " Non so se sia mai esistita una squadra a Londra, ma se ci fosse stata, dovevano essere parecchio deboli, sai, vivere in tutto quel lusso dopo un pò ci si impigrisce. " Ginny lo osservò leggermente infastidita, ma l'altro non si accorse della sua occhiataccia e continuò a camminare lungo il sentiero costeggiato da alberi.
Camminarono finché il sentiero non terminò e sotto di loro c'era un pozza di acqua dolce e limpida, circondata da alberi di un verde acceso. Ginny rimase ad osservarla estasiata; era molto bello da lassù, riusciva persino a vedere il fondale, talmente l'acqua era trasparente e pulita. Il ragazzo la spinse all'improvviso, facendola cadere giù per qualche metro, finché non si ritrovò a mollo per l'ennesima volta.
- " Ma che diavolo ti prende ?!" urlò, solo dopo aver ripreso fiato; sì, l'acqua era fantastica, ma era troppo fredda per i suoi gusti. Ron rise e si gettò anche lui. Quando riemerse, Ginny gli schizzò l'acqua addosso, facendolo confondere.
- " Si può sapere perché lo hai fatto ?" domandò, tremando leggermente.
- " Scusa, ma questa è la via più sicura per tornare al villaggio, il sentiero è pieno di mostri. " disse, con un tono di scuse. Grandioso, un'altra nuotata, sto cominciando a odiare l'acqua con tutta me stessa, pensò irritata, mentre iniziavano a nuotare verso la riva sul lato opposto. Nuotando il freddo le passò e iniziò a godersi quella nuotata in quel lago tranquillo.
Una volta usciti dall'acqua, i due ripresero a camminare bagnati fradici, ma il calore del sole li asciugava in fretta. Lo stomaco di Ginny brontolò nuovamente, facendo sorridere il ragazzo.
- " Da quanto non mangi ?"
- " Da ieri, credo. Dei tizi mi hanno caricato sulla loro nave e mi hanno nutrito. " disse, massaggiandosi lo stomaco.
- " Quando arriveremo al villaggio ti preparerò qualcosa. Anche se della mia cucina non c'è da fidarsi. " La ragazza notò un piccolo villaggio in lontananza, costituito soltanto da poche capanne, costruite con legno e della tela spessa, sparse qui e là.
- " Quello è il mio villaggio natale. Ho iniziato a giocare a Quiddich a cinque anni, sono entrato negli Aurochs a tredici ... Sono passati già dieci anni, ma da allora non abbiamo mai vinto una coppa. " disse sconsolato, grattandosi la nuca, arrossendo leggermente.
- " Questo sarà il mio ultimo torneo. Ormai ho un altro lavoro, che è molto più importante del Quiddich. "
- " Dieci anni senza mai vincere nulla ?!" chiese sorpresa, la ragazza, sempre massaggiandosi la pancia. L'altro si limitò ad annuire. Due uomini, che stavano camminando nella direzione opposta alla loro, li notarono e vennero loro incontro.
- " Fate attenzione per favore, i mostri sono sempre in agguato. " disse uno di loro, con tono di ammonimento, che a Ginny non piacque per niente. Ron si limitò a sorridere.
- " Dean, Seamus, buongiorno. Già a lavoro ?" la ragazza non sapeva se il tono dell'altro era ironico o meno.
- " Certo, stiamo perlustrando la zona. " rispose l'altro, mettendosi sull'attenti.
- " Continuiamo, Dean. " disse Seamus, prima di avviarsi verso un sentiero, che Ginny e Ron non avevano percorso. Quando i due sparirono dalla loro vista, la ragazza guardò Ron, incuriosita.
- " Chi sono quelli ?"
- " Auror. Il loro dovere è di difendere il popolo di Spira da Sin. " spiegò il ragazzo, mentre entravano nel villaggio, attraversando due alte colonne di legno, dipinte con colori vivaci. Ginny si fermò è si guardò attorno; questo villaggio non era neanche paragonabile a uno dei più bassi livelli di Londra. Poi si accigliò e chiese:
- " Avete del buon cibo qui ?" Lui le sorrise, in un modo che a Ginny non piacque per niente, e annuì.
- " Perchè non vai a pregare Yevon affinché ti aiuti. Il tempio è lì. Nel frattempo io ti preparo qualcosa. " disse, indicando il grande palazzo dalla forma circolare, fatto in pietra, l'unico in tutto il villaggio, che aveva nella parte superiore un'enorme cupola in vetro dal colore scuro. La ragazza restò ad osservare la costruzione per qualche secondo e poi fece una smorfia quando il suo stomaco brontolò sonoramente.
- " Quando tornerai sarà tutto pronto, ora và. Ti ricordi come si fa l'inchino ?" Ginny fece spallucce e scosse la testa. Il ragazzo la guardò rassegnato e le fece vedere l'inchino che avrebbe dovuto fare. Le sue braccia si allargarono poi si spostarono in avanti, prima di ripiegarsi, le sue mani si misero l'una sopra l'altra, come se tenesse fra di esse una piccola pluffa, ed infine si inchinò leggermente; il tipico segno di rispetto che fanno i giocatori di Quiddich.
- " Fallo tu. " E la ragazza lo imitò, leggermente impacciata. Ron sorrise soddisfatto ed entrò nella sua casupola, mentre lei si dirigeva verso il tempio.
Quando entrò, notò che la luce lì dentro era piuttosto scarsa, nonostante la cupola sovrastante fosse in vetro. Si guardò attorno, chiedendosi chi rappresentassero tutte quelle statue, che riempivano entrambi i semicerchi di quell'ampia stanza e del perchè molte persone erano inginocchiate ai loro piedi, intente a pregare. Davanti a lei c'era una lunga scala che conduceva fino ad una porta; davanti ad essa c'era un uomo, che osservava i presenti da lassù con aria seria e corrucciata. A uno dei lati della scala c'era una statua più grande delle altre, raffigurava un uomo dall'espressione bonaria, ma decisa.
Ginny si avvicinò a quella; forse era lui che doveva pregare. Un sacerdote, il quale indossava una lunga tunica colorata, le si avvicinò; probabilmente aveva notato la sua espressione smarrita. Le si mise di lato, con le mani congiunte dietro la schiena e stette in silenzio per un momento.
- " Sono passati dieci anni da quando il sommo Sirius è diventato un invocatore e finalmente abbiamo ricevuto una statua per il nostro tempio. " borbottò l'uomo, con un tono solenne. La ragazza si voltò a guardarlo e si accigliò.
- " Cos'é un invocatore ?" Le persone presenti nel tempio si voltarono a guardarla straniti e indignati.
- " Sono stata troppo vicino a Sin ... uhm le tossine ..." si affrettò a giustificarsi, Ginny. Il sacerdote le sorrise bonariamente e si voltò per ritornare ad osservare il volto di pietra dell'uomo.
- " Gli invocatori sono coloro che giurano di proteggere la gente devota a Yevon. Solo pochi di loro diventano invocatori, che riescono a invocare gli eoni, le entità dai grandi poteri. Gli eoni sono la benedizione di Yevon. " Il sacerdote fece l'inchino e Ginny, che non aveva capito nulla, lo osservò stranita. Tutto quello che ho capito è che bisogna rispettare alcuni grandi tizi o qualcosa di simile ... credo.
Quando uscì dal tempio, si avviò verso la casupola di Ron, sperando che il ragazzo avesse finito di preparare il pranzo; stava letteralmente morendo di fame. La ragazza entrò, indecisa se bussare o meno, anche se non sapeva dove diavolo doveva bussare, e vide l'altro affaccendarsi attorno ad un braciere, soffiando in una canna per alimentare il fuoco, che scoppiettava sotto ad un pentolone colmo di una zuppa dall'odore squisito.
- " Sei già tornata ?" le chiese, smettendo per un attimo di soffiare nella canna.
- " Sì. E' stato istruttivo. " rispose semplicemente lei, sedendosi davanti a lui. Il ragazzo soffiò dentro la canna e poi le sorrise.
- " Ci vorrà ancora del tempo, perchè non ti fai un bagno. Ti ho riscaldato dell'acqua, la troverei nell'altra stanza. " le disse, per poi rimettersi a soffiare. Ginny stette per rifiutare, ma poi si guardò e decise che una lavata dopotutto non sarebbe stata una cattiva idea.
- " D'accordo. Ma tu non spiarmi, altrimenti ti uccido. " disse, minacciosa, facendo ridere il ragazzo.
- " Le ragazzine non mi interessano. " La ragazza alzò gli occhi al cielo e si diresse nell'altra stanza, che era separata dallo stesso tessuto spesso e pesante, con cui era coperta la casupola.
- " Aspetta. " la fermò Ron. Si voltò appena in tempo per prendere al volo qualcosa, che il ragazzo le aveva lanciato.
- " Ti sei scordata il sapone. " Ginny non poteva crederci; appena entrò nell'altra stanza, vide quattro secchi colmi d'acqua calda e un'enorme botte dove si sarebbe dovuta immergere. Tutta questa semplicità cominciava a farla sentire nell'era primitiva.
Dopo il bagno caldo, che senza dubbio fece molto bene al suo corpo dolorante, si rivestì e raggiunse Ron davanti al fuoco, il quale stava versando in una ciotola di legno la brodaglia, che aveva cucinato.
- " Ecco a te, spero sia di tuo gradimento. " le disse, porgendole la scodella e un cucchiaio, anch'esso di legno intagliato. La ragazza rimirò la posata per un istante e poi decise di assaggiare la pietanza, che era gustosa e molto piccante. Ginny fece una smorfia e aprì la bocca per far entrare aria. Il ragazzo rise alla sua espressione e si alzò per togliere il pentolone da sopra il braciere e metterlo da una parte, per fare più spazio all'interno della sua piccola abitazione.
- " Questo è il piatto tipico di Besaid, ragazzina. Zuppa di pesce, insaporita con un'erba molto piccante, che cresce solo su quest'isola. " le spiegò, risedendosi davanti a lei.
- " E' molto buona, all'inizio brucia ma dopo ci si abitua. " mentì lei, mandando giù un altro boccone; la sua bocca era in fiamme e sperava che Ron le desse dell'acqua dopo. Alzò lo sguardo dalla sua ciotola e vide il ragazzo osservare l'esterno, attraverso l'apertura della tenda, con aria preoccupata.
- " Tutto bene, Ron ?" L'altro alla sua domanda si ridestò e le rivolse un sorriso.
- " Certo, meglio che ti dia dell'acqua. " Le porse una borraccia e poi si alzò per uscire.
- " Riposati un pò, hai l'aria esausta. " Ginny si girò e vide la branda nell'angolo. Magari chiudere un pò gli occhi non le avrebbe fatto male.
 
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tarjamya
view post Posted on 22/10/2008, 07:46




04: L'invocatrice

La ragazza nel suo dormiveglia udì Ron e un altra persona parlare con voci sommesse, di qualcosa che non comprese. Senza aprire ogni occhi, si girò su un fianco e sospirò.
- " Potresti almeno andare a vedere come stanno. " sussurrò una voce cupa, che Ginny riconobbe quella del sacerdote, con il quale aveva parlato prima.
- " Non possiamo interferire, è la regola. " rispose Ron, con un tono che tentava di nascondere la sua preoccupazione.
- " Ma è quasi ..." iniziò a dire l'altro, ma la ragazza si riaddormentò, prima che il sacerdote potesse finire la frase. Quelle parole le continuarono a vorticarle in testa, anche mentre dormiva.
- " Ma è quasi ..." Si trovava nell'appartamento di Londra, arredato in un altro modo e parecchio più ordinato.
- " E' quasi un giorno ormai. " disse un uomo in uniforme, che osservava tristemente sua madre. Lei, bassina e grassottella, si torceva le mani con preoccupazione e guardava il muro dietro il poliziotto con aria leggermente disorientata.
- " Forse, potreste cercarlo ..." mormorò tristemente, con voce tremolante.
- " C'è già gente al lavoro, signora. "
- " Grazie. " disse la donna, prima di coprirsi il viso con le mani.
Ginny stava davanti a sua madre, con il suo viso da bambina contratto in un'espressione di odio e rabbia repressa. La donna la guardò tristemente e le si inginocchiò davanti. La bambina incrociò le braccia elisi al petto e fissò dritto in quegli occhi tristi.
- " Chi se ne importa se non torna più ?!" sbottò, con una vocina dura.
- " Ma potrebbe morire. " rispose la donna, con disperazione.
- " Bene, che muoia. "
- " Tu ... tu lo odi così tanto, Ginny ?" le chiese sua madre, con le lacrime agli occhi. Ginny annuì, ma non proferì parola.
- " Se morirà, non potrai mai dirgli quanto lo odi. "
Ginny spalancò gli occhi, sentendo in petto la rabbia di allora e la malinconia per la madre perduta. Si mise a sedere e notò che Ron non c'era; decise di andarlo a cercare. Uscì dalla tenda e venne momentaneamente accecata dal sole che splendeva alto nel cielo. Camminò lentamente, sentendosi ancora intontita per il sonno e per il sogno. Varcò la soglia del tempio e vide che il ragazzo era lì, che parlava con un altro sacerdote, quello che prima stava di guardia alla porta.
- " Che succede ?" chiese all'amico, che osservò prima il sacerdote e poi di nuovo lei.
- " L'apprendista invocatrice non è ancora uscita."
- " Eh ?"
- " Li dentro... " iniziò il ragazzo, indicando la porta che si trovava in cima alla lunga scalinata.
- " ... c'è una stanza chiamata di chiostro della prova e oltre quella c'è la stanza dove l'apprendista prega. Se le preghiere vengono ascoltate l'apprendista diverrà un invocatore in tutto e per tutto ... Ricordi ?" le chiese infine, leggermente esasperato. Ginny alzò un sopraciglio.
- " In parole povere, qualcuno è là dentro da qualche parte e non è ancora uscito. " mormorò la ragazza, osservando la porta corrucciata. Ron annuì e sospirò, preoccupato.
- " E' già passato un giorno. "
- " E' pericoloso là dentro ?" chiese Ginny, spostando lo sguardo di nuovo su di lui.
- " A volte. " borbottò cupo.
- " E allora cosa aspetti a entrare ?!" sbottò improvvisamente lei, facendolo sussultare leggermente.
- " Ci sono già dei guardiani dentro e per di più è proibito. " Ginny strinse i pugni e si precipitò verso la scalinata.
- " Ferma, i precetti devono essere rispettati. " le urlò dietro il sacerdote, ma la ragazza era già arrivata davanti alla porta.
- " Chi se ne frega. " sbottò, prima di aprire la porta ed entrare.
Forse Ron o quei dannati sacerdoti avrebbero lasciato quella persona lì dentro in pericolo, ma lei no. Entrò in un piccolo corridoio e davanti a lei c'era un'altra porta. Ginny la osservò e notò che non aveva ne una maniglia ne una serratura, forse non è stata una grande idea dopo tutto ... pensò, accarezzando il buco, posto proprio dove sarebbe dovuta esserci la maniglia. Si guardò attorno e notò un piccolo altare, posta sopra di esso una sfera luminosa. La prese con entrambe le mani e provò ad inserirla in quel buco; entrò perfettamente. Per poco non esultò, quando vide la porta aprirsi.
Oltre l'uscio vi trovò delle scale, le scese e percorse il corridoio illuminato dalle strane scritture luminose sui muri. Girò l'angolo e si trovò davanti un muro; alzò il sopraciglio perplessa. Era sicura di non aver visto porte nel tratto percorso, si avvicinò alla parete ed la esaminò attentamente, poi lo vide, un altro buco dove infilare una di quelle sfere luminose. Tornò indietro di corsa e prese la sfera dalla porta, per poi porre il piccolo oggetto luminoso al suo posto.
La parete vibrò e si sollevò; la ragazza osservò meravigliata il muro sparire e aprirle un altro accesso. Entrò nella stanza buia e notò, per quel che si riusciva a vedere, qualcosa di colorato su pavimento. Si sentì afferrare una spalla e cacciò un urlo, che rimbombò lungo il corridoio, che aveva percorso in precedenza. Ron levò la mano e si spaventò a sua volta.
- " Accidenti, mi hai fatto prendere un colpo. " sibilò Ginny, afferrandolo per la casacca gialla che indossava. Il ragazzo la scacciò corrucciato e le puntò il dito contro.
- " Mi hai messo in un mare di guai, ragazzina. Torniamo indietro. "
- " Scordatelo !" Ron alzò gli occhi al cielo e sospirò.
- " Sentì qui dentro possono entrare solo i guardiani, gli invocatori e gli apprendisti. E' una regola molto importante " disse duramente, afferrandole il polso per trascinarla fuori dal chiostro.
- " E tu, allora ?!" sbottò Ginny, strattonando la mano del ragazzo. I due si separarono e si fissarono corrucciati per alcuni secondi.
- " Io sono un guardiano, posso entrare qui. " borbottò lui, leggermente infastidito, incrociando le braccia al petto.
- " Senti, ormai è fatta, sono entrata. Cosa cambia se torno indietro ?" mormorò, tentando di convincerlo. Il ragazzo sospirò e osservò il pavimento variopinto alle spalle dell'altra, poi chiuse gli occhi, rassegnato.
- " E va bene. " Sorpassò la ragazza e si fermò proprio sopra il pavimento colorato. Fece cenno alla ragazza di mettersi vicino a lui e, quando lei lo raggiunse, il pavimento traballò leggermente e iniziò a scendere, probabilmente verso un'altra stanza.
Ginny si guardò attorno meravigliata; il tunnel era buio e sopra di loro si intravedeva la luce del corridoio allontanarsi lentamente. L'ascensore si fermò e Ron aprì una porta di legno, con sopra dipinte strane incisioni, che la ragazza non riconobbe. I due entrarono nella stanza e i guardiani, che erano presenti all'interno, si voltarono a guardarli.
- " Ron, cosa ci fai qui ? Pensavi che non riuscivamo a cavarcela senza di te ?!" sbottò infastidita, una donna con lunghi capelli biondi e gelidi occhi azzurri, che stava seduta comodamente su uno dei gradini di pietra, che si dovevano salire per raggiungere una porta chiusa. Ginny la osservò da capo a piedi e, nonostante fosse irata in quel momento, era molto bella.
- " No, è solo che ..." iniziò a dire lui, ma l'altra sia alzò, aggiustandosi la gonna nera, che indossava, e gli voltò le spalle. Ron diede una gomitata a Ginny, che stava fissando ancora la donna, e fece una smorfia.
- " Si arrabbia per ogni minuscola idiozia. " sussurrò il ragazzo, a bassa voce per non farsi sentire. La ragazza lanciò un ultimo sguardo a Fleur, che, con le braccia conserte e l'aria corrucciata, era tornata ad osservare la porta.
- " L'invocatrice sta bene ?" le chiese, improvvisamente Ginny. La donna le rivolse uno sguardo misto fra il sorpreso e l'indignato e poi si avvicinò a Ron, il quale indietreggiò terrorizzato.
- " Chi diavolo è quella ?!" sussurrò al ragazzo, trascinandolo in un angolo.
Ginny osservò i due e decise di non mettersi in mezzo; quella donna era davvero spaventosa, per non parlare dell'aria minacciosa che le attribuivano quei vestiti scure che indossava. La ragazza notò un'altra persona nella stanza; era un uomo enorme e barbuto, con sguardo burbero osservò l'intrusa, ma poi tornò ad guardare la porta alla sua destra. L'invocatrice è lì dentro, pensò Ginny avvicinandosi cauta, infondo quell'uomo le incuteva un certo timore. Quando l'altro si rese conto che si era avvicinata, l'afferrò per la sua casacca e la gettò lontano, non emettendo un verso.
- " Ehi, ma che diamine ti prende ?!" sbraitò, all'impassibile omone, il quale, dopo averle rivolto uno sguardo neutro, tornò ad osservare la porta. La ragazza si alzò da terra e stette per avvicinarsi di nuovo, ma Ron le posò una mano sulla spalla.
- " Sta calma, ragazzina, lì dentro non puoi entrare ..."
- " Non poteva entrare neanche qui, se è per questo, Ron. " mormorò Fleur, con voce calma ma glaciale. L'altro non ci fece caso e continuò.
- " Quella è la stanza dell'intercessore, solo l'invocatore può entrare, per superare la prova. " Ginny annuì e incrociò le braccia al petto. Nella stanza vi era un perfetto silenzio e la ragazza iniziò a sentirsi irrequieta, prese a battere distrattamente con il piede sul pavimento lastricato e i suoi occhi vagavano alla ricerca di qualcosa che attirasse la sua attenzione.
- " Fare il guardiano non fa proprio per te, ragazzina, sei troppo irrequieta. In questi momenti il compito dei guardiani è proprio quello di aspettare. " mormorò il ragazzo, con aria solenne. Ginny lo guardò per un attimo, corrucciata, e poi chiese:
- " Un guardiano cosa fa ?" chiese, rivolta a Ron.
- " L'invocatore dovrà intraprendere un lungo pellegrinaggio e pregare in ogni tempio di Spira. Un guardiano protegge l'invocatore durante questo viaggio. " rispose il ragazzo, con tono serio e fiero. Ginny annuì e il silenzio e la noia tornarono a tormentarla. Iniziò a passeggiare per la stanza, dando fastidio a Fleur, infatti la udì sbuffare, ma non ci badò, poi all'improvviso la porta si aprì lentamente. L'invocatrice uscì.
Ginny si avvicinò a lei, insieme agli altri due, e la guardò sorpresa. Credeva che fosse più vecchia della ragazzina che le si parò davanti; indossava una blusa bianca di panno leggero e una gonna blu, che svolazzava dietro di lei, mentre barcollava davanti ai quattro gradini, che avrebbe dovuto scendere per raggiungerli. La pelle era pallida e lucida, infatti alzò una mano per detergersi il viso e per spostare una ciocca castana e ribelle dietro l'orecchio. Quel movimento pareva averle prosciugato le ultime forze che le erano rimaste, infatti cadde in avanti, esausta.
La ragazza scattò in avanti, ma l'uomo barbuto, che era più vicino, la prese senza fatica e la sollevò con una delicatezza, che quelle mani enormi parevano non essere capaci di dare. L'invocatrice gli mise la mano sulla sua, come per tranquillizzarlo che stesse bene, e si rimise dritta con leggera fatica. Ron e Fleur si avvicinarono ai due, mentre Ginny restò lì dove si trovava, incapace di muoversi; continuava a guardare quella ragazza così fragile e stanca, incantata. Il suo cuore pareva impazzito. La ragazza alzò il viso e guardò i suoi guardiani, sorridendo felice; il suoi occhi, uno castano e l'altro verde, brillarono di felicità e la stanchezza venne eclissata.
- " Ce l'ho fatta. Sono un'invocatrice. " sussurrò ai tre, radiosa. Fleur sorrise e le accarezzò il capo, Ron si passò un mano fra i capelli e tentò di nascondere i suoi occhi lucidi, l'altro non fece alcuna espressione, ma racchiuse la mano dell'invocatrice fra le sue, con infinita dolcezza. Non sapeva neanche lei perché, ma Ginny si sentì felice e sorrise, cosa che non sfuggì all'invocatrice, infatti quando la notò non ne fu affatto sorpresa, anzi il suo sorriso divenne più ampio e luminoso.
- " Bene. " disse improvvisamente Ron, mettendo fine al contatto visivo fra le due, che spostarono gli occhi su di lui. Il ragazzo fece l'inchino Yevonita, che per Ginny era associato al Quiddich, rivolto all'invocatrice.
- " Lady Hermione, direi che è ora di uscire. " La ragazza arrossì leggermente e scosse la testa, ridendo.
- " Ron, niente formalità, ti prego. " disse, rimettendo quel ciuffo ribelle dietro l'orecchio. Ron non parve sorpreso dalla sua richiesta e rise.
- " Beh, ti ci dovrai abituare. " ribatté, facendo strada, passando davanti a una Ginny sempre più incantata; il suono della risata di Hermione l'aveva nuovamente sconvolta, come la sua comparsa.
- " Grazie Hagrid. " disse l'invocatrice, sostenendosi all'omone, che lentamente prese a camminare, seguito da Fleur. La ragazza li seguì, ma una volta davanti all'ascensore, la donna la bloccò.
- " Salirai dopo, con Hagrid non ci entriamo tutti. " disse freddamente, scacciandola indietro. L'ascensore partì e Ginny restò lì perplessa.
Una volta uscita dal tempio, trovò il suo cortile deserto e udì delle urla di giubilo in lontananza. Percorse il colonnato e si diresse al centro del piccolo villaggio, lì una piccola folla, che consisteva in tutti gli abitanti di Besaid, si era radunata attorno a Hermione, che era visibilmente imbarazzata e tesa, però il suo sorriso non vacillò. Ginny si affiancò a Ron, che osservava la scena divertito.
- " Sta a guardare. " le disse il ragazzo, fiero.
Hermione aveva un'asta in mano e nell'estremità superiore c'era il simbolo del culto di Yevon, o almeno così pensò Ginny. La ragazza alzò l'asta al cielo e poi l'abbassò bruscamente, una folata di vento investì gli abitanti di Besaid, che levarono una leggera esclamazione di sorpresa appena videro una creatura planare dal cielo a velocità elevata, poi fermò proprio sopra l'invocatrice, semplicemente aprendo le ali.
Ginny spalancò la bocca, sorpresa, mentre osservava con occhi sgranati la creatura, così tanto simile a un uccello con le piume variopinte di colori che la ragazza non aveva mai immaginato esistessero, avvicinarsi all'altra e abbassare il capo per farsi accarezzare la testa e il becco giallo. Era spaventoso, ma provò anche un senso di tenerezza mentre osservava l'invocatrice.
Quando la creatura spiccò il volo e tornò in cielo, la folla si permise di fare un applauso.
- " Cos'era quello ?" chiese a Ron.
- " Era un eone. Sono creature che un invocatore acquisisce ogni volta che supera la prova in un tempio. " La ragazza non disse nulla e l'uomo, dopo un sospiro, continuò.
- " Gli eoni accompagnano l'invocatore durante il suo pellegrinaggio e aiutandolo quando è necessario. Alla fine del pellegrinaggio otterrà l'eone finale, che servirà per fare l'invocazione suprema e sconfiggere Sin. " concluse Ron, osservando il suo viso per capire se si era ricordata qualcosa su questo argomento.
- " Aspetta, lei dovrà uccidere Sin ?! Ma è ..." la ragazza si bloccò, notando l'espressione poco amichevole dell'altro, ma poi aggiunse solo:
- " ... è così piccola. " Il ragazzo alzò un sopracciglio.
- " Non è che tu sia da meno, ragazzina, eppure portavi appresso quell'enorme spada. " Ginny si accigliò, ma preferì non aggiungere nulla. Ritornò con lo sguardo su Hermione e la vide arrossire nuovamente davanti a inchini e a formalità, continuando a pensare che quella ragazza era così piccola.
 
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tarjamya
view post Posted on 22/11/2008, 18:30




05: La partenza

Quella sera al villaggio vi fu una grande festa, in onore di Hermione; fu acceso un falò al centro del villaggio, che con la sua luce illuminava tutto, e davanti ad ogni casupola c'era un tavolo pieno di pietanze da mangiare. Ginny si aggirava fra i tavoli assaggiando ciò che attirava la sua attenzione e presto si ritrovò nuovamente la bocca in fiamme. Con un bicchiere, sempre fatto di legno, colmo di una bevanda dolce e rinfrescante, si avvicinò a Ron e alla sua squadra di Quiddich, i quali erano intenti in una discussione. Alcune persone danzavano attorno al fuoco, tra queste c'era anche l'invocatrice, che teneva per mano un bambino e seguivano gli altri in quel giro senza fine. La ragazza la osservò per un istante, ma poi qualcos'altro attirò la sua attenzione.
- " Qual'è il nostro obiettivo ?" urlò Ron ai compagni, i quali alzarono i pugni al cielo e sbraitarono a loro volta:
- " Fare del nostro meglio !" Ginny tossì e sputò la bevanda che aveva in bocca, che per poco non le andò di traverso, guadagnandosi delle occhiatacce dagli ragazzi davanti a lei.
- " Tutto bene, ragazzina ?" le chiese l'amico, con un'alzata di sopraciglia. Lei tossicchiò e si avvicinò di un altro passo.
- " Certo. Ora capisco perché in dieci anni non avete mai vinto nulla ..." sussurrò lei, abbassando la voce per non farsi udire.
- " Comunque, state sbagliando tutto. " Ron si accigliò.
- " Quando qualcuno vi chiede qual'è il vostro obiettivo voi dovete rispondere: vittoria !" disse entusiasta, mostrando un pugno ai ragazzi, i quali la osservavano leggermente sorpresi.
- " Nessuno vi darà una coppa soltanto perchè fate del vostro meglio. La coppa la otterrete vincendo. Questo dovrebbe essere il vostro obiettivo: vittoria !" Si sentiva leggermente euforica, come se la squadra con cui stava parlando fosse la sua. Ron rise e le diede una sonora pacca sulla schiena.
- " La ragazzina ha ragione, ragazzi. Quale sarà il nostro obiettivo ?" I suoi compagni si guardarono l'un l'altro e poi risposero timidamente. L'uomo si mise una mano a coppa vicino all'orecchio e si sporse in avanti.
- " Non ho sentito. "
- " VITTORIA !" sbraitarono, attirando l'attenzione di alcuni abitanti nelle vicinanze. La squadra continuò a urlare "vittoria" e a loro si unì anche Ron. Ginny rise per la loro esuberanza, poi incrociò lo sguardo di una certa invocatrice, che le sorrise dolcemente, mentre chiacchierava con due anziani del villaggio. La ragazza le fece un mezzo sorriso di rimando e un leggero cenno con la testa in segno di saluto, quando decise che forse era l'ora che si presentassero, Ron l'afferrò, incastrandole la testa fra il braccio e il petto.
- " Senti, ragazzina, vorresti far parte della nostra squadra ?" chiese il ragazzo, stringendo la sua presa.
- " Scusa, come hai detto ? Mi stai tappando le orecchie. " mormorò la ragazza, liberandosi dalla presa ferrea dell'amico.
- " Vorresti far parte della nostra squadra ? Verrai con noi a Luka e avresti anche la possibilità di incontrare qualcuno che conosci. " Ginny pensò che non avrebbe incontrato proprio nessuno lì, ma l'offerta dell'amico non poteva proprio rifiutarla; un pò di sano sport le avrebbe fatto bene e poi non riusciva a stare senza il Quiddich per molto tempo.
- " Certo, Ron, con molto piacere. "
- " Anche se dovrò darti una divisa, altrimenti non potrai giocare. " Ron divenne pensieroso e successivamente cupo, prima di allontanarsi da lei. La ragazza restò perplessa dal suo improvviso cambio di umore, poi decise di andare da Hermione, che era dove l'aveva lasciata, ancora in chiacchiere con quei due anziani, i quali appena la videro avvicinarsi, alzarono i loro bastoni per scacciarla.
- " Stai lontano dall'invocatrice, blasfema. " disse l'anziano, colpendola in testa con il bastone.
- " Ahi ... è impazzito, mi ha fatto male ?!" sbraitò indignata, massaggiandosi il punto dolorante.
- " Sei cattiva. " disse con voce petulante, una bambina, seduta accanto a Hermione. La ragazza si allontanò, sempre massaggiandosi la testa.
- " Lady Hermione, state attenta. " le disse l'anziana donna, preoccupata, appena l'invocatrice si alzò.
- " Ma è stata colpa mia se ora è in questa situazione. " mormorò, mettendosi apposto la gonna, per poi avvicinarsi a Ginny.
- " Ti ringrazio per prima, per il tuo aiuto. " sussurrò Hermione, arrossendo leggermente, mentre la guardava negli occhi.
- " Ah, mi dispiace per quello che ho fatto, non avrei dovuto ... Credo di aver reagito eccessivamente. "
- " No, sono io che sono stata troppo fiduciosa nelle mie capacità. " Ginny si grattò la nuca e Hermione si mise un ciuffo ribelle dietro l'orecchio, entrambe osservavano da un'altra parte, imbarazzate.
- " Ho visto quella cosa che hai fatto prima, sai, l'eone ... E' stato incredibile. " mormorò la ragazza, tentando di avviare una conversazione. L'altra le sorrise, meno impacciata.
- " Sul serio ? Credi che possa diventare una brava invocatrice ?" le chiese, avvicinandosi di una passo, fissandola con quegli occhioni di diverso colore. Ginny si sentì nuovamente in imbarazzo e il calore nelle sue guance stava gradualmente aumentando. Si limitò ad annuire. Cosa che le fece guadagnare un sorriso raggiante dell'altra. Fra le due scese nuovamente un silenzio imbarazzante, che fortunatamente fu interrotto da Fleur, la quale prese l'invocatrice per un braccio.
- " E' ora di andarsi a riposare, Hermione. Domani dobbiamo partire. " le disse, con tono gentile. Hermione annuì e si rivolse nuovamente alla ragazza.
- " Ci vediamo domani allora. "
- " Domani ?"
- " Partiremo con la stessa barca, no ?" Ginny sorrise felice, per quella magnifica notizia.
- " Potremmo parlare ancora. Potrai dirmi tutto su Londra. " disse l'invocatrice, poi le fece un cenno di saluto e se ne andò. Ginny restò lì, pietrificata, non sapendo se avesse sentito male o no. Eppure l'altra aveva detto proprio Londra. Posò il bicchiere su un tavolo e si avviò verso la tenda di Ron, ancora confusa. Quando entrò, trovò l'amico seduto vicino al braciere, con aria assorta.
- " Ron ? Stai bene ?"
- " Certo. Perchè non ti riposi, domattina dovrai alzarti presto. Prendi pure il mio letto. " disse, mentre si alzava e si inginocchiava vicino a un baule, per iniziare a rovistare al suo interno.
- " Va bene. " La ragazza lo osservò stranita e poi si sdraiò sulla branda. Osservò il ragazzo per qualche minuto, ma si addormentò prima di riuscire a capire cosa stesse facendo.

Nei suoi sogni Ginny era sopra un pontile e osservava il mare con una certa difficoltà a causa della nebbia fitta. Si girò e vide Hermione a pochi metri, anche lei scrutava il mare, assorta.
- " Dov'è la barca ?" chiese all'invocatrice, che continuava a fissare il mare.
- " Ci scopriranno se non arriva subito. " mormorò Hermione, spostando lo sguardo su di lei.
- " Sei sicura che vada tutto bene ?"
- " Vuoi portarmi a Londra ?"
La ragazza volle avvicinarsi, ma non ne ebbe il coraggio, le sembrava di essere tornata di nuovo quella bambina timida e messa in ombra dal suo imbattibile fratello, che non faceva altro che ridere di lei. Infatti immancabilmente udì la sua risata sprezzante alle sue spalle.
Quando si voltò lo vide alto e grosso, proprio come se lo ricordava, con addosso la divisa dei London Abes, come l'ultima volta che lo aveva visto. La osservava dall'alto della sua altezza, sorridendo sprezzante; accanto a lui era apparsa Hermione.
- " Smettila di sognare, Gin, a questa ragazza non interessi. " disse Charlie, indicando l'invocatrice, che restò silenziosa.
- " Sicuramente è interessata a te, vero Charlie ?!" ribatté rabbiosa, con voce infantile.
- " Non sono insignificante come te, ragazzina. " Ginny si coprì il volto, proprio come faceva da piccola, per non guardare in viso il fratello.
- " Piangi, piangi. Non sai fare altro. "
- " Ti odio ..." sussurrò Ginny.
- " Devi dirlo più forte. " riecheggiò la voce di Hermione, attorno a lei.
- " TI ODIO !"
Ginny si alzò a sedere e per poco non urlò di nuovo il suo odio per il fratello. Si guardò attorno e non vide Ron da nessuna parte e fuori era ancora notte, poi udì due persone che parlavano a bassa voce all'esterno e si alzò per vedere chi erano. Fleur e Ron erano a poca distanza dalla casupola di quest'ultimo e pareva che stessero litigando di nuovo.
- " Ron, non puoi dare a quella ragazzina una cosa appartenuta a Bill !" sbottò la donna, quasi indignata. L'uomo teneva gli occhi puntati sui propri piedi e non disse nulla.
- " Non la conosci nemmeno. "
- " Tanto io non la uso. " mormorò lui, mestamente. Fra i due calò il silenzio, interrotto dal vento fra i rami delle palme attorno al villaggio.
- " Tu ti affezioni troppo alle persone, Ron. " disse infine Fleur, poi prese un fagotto dalle mani dell'uomo e se ne andò. Lui la osservò, sorridendo tristemente e poi si avviò verso la sua casupola. Ginny si rimise sulla branda e appena Ron entrò e la vide sveglia, fece un'espressione colpevole.
- " Ti abbiamo svegliato ? Scusa. " La ragazza scosse il capo e si sdraiò con le braccia incrociate dietro la testa.
- " No, ho avuto un incubo, tutto qui. " sussurrò, osservando l'altro coricarsi sul pavimento. Dopo un attimo di silenzio Ginny decise di porgli quella domanda un pò inopportuna.
- " Chi è Bill ?" Ron stette per un attimo in silenzio, e l'altra pensò che si fosse addormentato.
- " Era mio fratello, anche lui giocava per i Besaid Aurochs prima di diventare un auror. Morì quando ero ancora un ragazzino, ucciso da Sin. " Ginny non seppe cosa dire, così decise di restare in silenzio, per un lungo momento.
- " Ti ringrazio, Ron, per la tua ospitalità. " disse infine, cambiando argomento.
- " Di niente. "

Il giorno dopo Ginny fu svegliata da un insistente picchiettare sulla spalla. Emise un grugnito, infastidita, e scacciò la mano, ma appena entrò in contatto con quella sentì una scarica elettrica attraversarle il corpo, facendola saltare in aria.
- " Che diavolo !" si lamentò, sentendosi intorpidita. In piedi vicino a lei c'era Fleur, che batteva un piede per terra, impaziente, e aveva un'espressione poco rassicurante. Gettò dei vestiti in testa a Ginny e si avviò verso l'uscita.
- " Muoviti a vestirti e ricorda di prendere quella borsa da viaggio, contiene le cose che ti serviranno una volta che ci saremo separati. " disse, gelida, prima di uscire. La ragazza si tolse i vestiti dalla testa e osservò la sua mano, notando che era rossa nel punto in cui si era toccata con quella della donna. Chi diavolo è quella tizia? Si chiese, imbronciata.
Si tolse la sua ormai lacera divisa e indossò i vestiti che le aveva dato Fleur, una casacca gialla e dei calzoni di tela pesante blu, rendendosi conto che era la divisa della squadra di Ron e che era stata aggiustata apposta per le sue misure. Indossò la cintura che le aveva donato Tonks e poi osservò il contenuto dello zaino di tela, della stessa fattura di quella usata per coprire le casupole. Dentro c'era il maglione pesante della divisa, che non era conveniente indossare sull'isola con il caldo che c'era, un mantello da viaggio e delle ampolle piene di liquido trasparente, che non sapeva neanche a cosa le sarebbero servite.
Ron entrò nella tenda, mentre lei si era messa a cercare la spada.
- " Hai visto la mia spada ?" chiese all'uomo.
- " Non hai più bisogno di quella. " disse, andando nuovamente a frugare dentro il baule, tirando fuori un'altra spada, della stessa taglia della sua ma molto più bella.
- " Tieni, questa sarà un pò più facile da maneggiare. " Le porse l'arma, la quale aveva la lama fatta di un metallo che non aveva mai visto prima, sembrava quasi che ci fosse dell'acqua dentro. La ragazza la prese in mano e notò che era molto più leggera e maneggevole di quella di Charlie.
- " So che può sembrare fragile, ma in realtà è molto resistente e tagliente. " disse Ron, sorridendo fiero.
- " Ti ringrazio, Ron, non dovevi. "
- " Non ti preoccupare, ragazzina, tanto io non la uso. " Ginny si rese conto che era proprio quella spada l'argomento di discussione fra Fleur e Ron la scorsa notte e soprattutto che era appartenuta a Bill, il fratello perduto.
- " Sei sicuro ?" chiese; improvvisamente si sentì impacciata.
- " Ma certo. Ora prendi le tue cose e andiamo. " disse, mettendosi in spalla il suo zaino, e prima di uscire prese una sacca contenente una pluffa, che legò al fianco. Ginny prese il suo bagaglio e lo seguì, chiedendosi cosa gli servisse quella pluffa.
Fuori c'era Fleur che attendeva il loro arrivo e quello dell'invocatrice, che a quanto pare non era ancora arrivata. Ginny osservò il piccolo villaggio, dispiacendosi un pò di lasciarlo, proprio ora che stava iniziando ad abituarsi alla sua semplicità e alla sua gente. Hermione uscì dal tempio con in mano un grosso bagaglio; nessuno dei due guardiani si mosse per aiutarla, nonostante fosse evidente che faceva fatica a trasportarlo. La ragazza stava per andare in suo soccorso, ma Ron parlò prima che lei si potesse muovere.
- " Hermione non abbiamo bisogno di quella roba. " disse l'uomo, sorridendo in maniera canzonatoria.
- " Pensavo di portare dei doni per i vari templi che visiteremo. " disse l'invocatrice, lasciando il bagaglio lì, dove era riuscita a trascinarlo, e si avvicinò a loro. Fleur le poggiò una mano sulla schiena e la spinse leggermente in avanti.
- " E' ora di andare. " sussurrò, con un sorriso. Hermione si voltò verso il tempio e fece l'inchino, prima di incamminarsi al fianco della sua guardiana.
Una volta usciti dal villaggio percorsero il sentiero, leggermente in salita, che il giorno prima Ron aveva evitato a causa dei mostri. Arrivarono in un ampio spazio circondato dalle palme, dove si poteva vedere il villaggio dall'alto. Il bordo del promontorio era stato recintato, per non far cadere nessuno dal precipizio, e vicino ad esso c'era un piccolo monumento; in realtà consisteva in un masso piantato nel terreno, circondato da pietre messe in cerchio. Ginny capì che era una cosa importante perchè Ron si inginocchiò vicino ad esso e fece il solito inchino Yevonita. Le altre due osservavano il panorama con aria nostalgica.
Ginny fece un passo indietro sentendosi di troppo, ma Ron la richiamò.
- " Vieni, ragazzina, prega con me. " Lei sospirò, ma per non offendere nessuno si mise vicino all'amico e finse di pregare, poi finalmente l'altro si alzò e poterono riprendere il cammino per arrivare alla spiaggia.
Ginny camminava in coda al gruppo e osservava i dintorni, assorta. All'improvviso un'enorme alabarda si conficcò nel terreno a pochi centimetri da lei. La ragazza indietreggiò e per poco non cadde per terra; sopra una sporgenza di roccia, proprio accanto al sentiero che stavano percorrendo, il guardiano Hagrid attendeva il loro arrivo.
L'uomo barbuto saltò e piombò sul sentiero pesantemente, che per poco la ragazza non sentì la terra tremare sotto i piedi. L'altro prese la sua arma e la puntò su Ginny; a quanto pare ce l'aveva proprio con lei. Udì Ron dire qualcosa, ma non riuscì a capirlo, dato che Hagrid iniziò a correre verso di lei e il rumore dei suoi passi pesanti coprì qualunque altro suono.
Ginny schivò il fendente e la lama dell'alabarda si conficcò proprio vicino al suo piede. Continuò a schivare i colpi che le venivano inferti, ma capì che non poteva continuare a scansare i colpi per sempre. Mise la mano sull'elsa e un affondo la colpì di striscio alla guancia. Emise un lamento e tirò fuori la spada, ponderando da che parte attaccare quel bestione. Sicuramente lei era più veloce, quindi decise di batterlo in velocità; partì alla carica, proprio quando Hagrid affondò. Schivò la punta dell'arma e colpì la gamba dell'avversario. Con sollievo vide che la ferita procuratagli non era poi così grave; infondo era uno dei guardiani di Hermione ed erano dalla stessa parte, infatti ancora non aveva capito perchè l'altro aveva deciso di attaccarla.
- " Ora basta, Hagrid !" intimò Ron, avvicinandosi insieme a Hermione. L'uomo scosse il capo e ripose l'alabarda fra la sua schiena e il suo enorme bagaglio, prima di avviarsi. Ginny lo osservò interrogativamente.
- " Cosa gli è preso ?"
- " Hagrid ti ha solo messo alla prova, credo, alle volte non lo capisco nemmeno io. Però mi ha sempre protetta, fin da quando ero piccola. " le spiegò Hermione, poggiandole una mano sulla guancia ferita. La ferita pizzicò per un attimo, ma poi la ragazza non sentì più alcun dolore. Si tastò il taglio, senza trovarlo; era guarita.
- " Cosa hai fatto ?" chiese a Hermione, che sorrise e riprese a camminare, con lei alle calcagna.
- " Magia curativa. " Ginny era affascinata.
- " Magia ?!"
- " Ma certo. Secondo te come fanno a volare le scope ? Con la magia. "
Il gruppo finalmente arrivò alla spiaggia e al pontile, lo stesso del sogno di Ginny, c'era attraccata una piccola nave, con una sola vela, in attesa del loro arrivo. La ragazza si chiese quanti giorni ci avrebbero messo ad arrivare a destinazione, solo con la forza del vento. Salì sull'imbarcazione e notò i membri della squadra già lì, con le scope in mano, comprese quella di Ron e la sua. Appena la videro, la salutarono e urlarono nuovamente "vittoria", cosa che fece ridere Hermione e alzare gli occhi al cielo a Fleur.
Alcune persone dell'isola vennero a salutare l'invocatrice, inclusi i due anziani della sera prima e il bambino che aveva ballato con la ragazza alla festa. Quanto la passerella fu tolta e gli ormeggi furono tirati a bordo, Hermione iniziò a salutare con la mano, saluto che venne immediatamente ricambiato, e la nave si allontanò lentamente dal pontile, verso nuovi luoghi che Ginny non aveva mai visto prima.
 
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4 replies since 27/9/2008, 08:30   461 views
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