THE ANGELUS "My life" (In prosecuzione - 10 capitoli) Originale

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tarjamya
view post Posted on 11/12/2008, 08:03




MY LIFE



1.UN PICCOLO RIASSUNTO

Ecco, questa è la mia storia, questo è il casino che mi gira in testa assieme alle tante seghe mentali che mi son fatta e credo continuerò a fare ancora per molto.
Avete presente quando prendete della sabbia in mano e questa inizia a fuggire da te talmente veloce che non riuscite a fermarla? E più voi stringete la mano attorno a quella sempre più poca sabbia, più questa sfugge? Bene, fate finta che quella sabbia siano tutte le mie certezze e convinzioni, più cercavo di aggrapparmi…più queste fuggivano!!
Ma andiamo con calma, facciamo un passo indietro, allora intanto mi presento, mi chiamo Michelle Black, non fatevi ingannare dal nome, sono italiana solo che mio padre è canadese e mia madre parigina. Sicuramente vi starete a chiedere che ci faccio in Italia? Beh è una lunga storia quindi se volete e se siete armati di grande pazienza ve la racconterò, in futuro perché ora stiamo parlando di me!!
Un accenno però alla mia famiglia ve lo devo fare anche perché così una parte delle mie problematiche si possono capire meglio. Dunque, mio padre Lucas Black lo vedo circa una settimana ogni due o tre mesi visto che la sua clinica privata si trova in Canada ed ha troppi laboratori da gestire. Mio padre appunto è un chirurgo estetico, in Canada è molto famoso non immaginate quante “tette” famose ha rifatto, tsk ormai quando guardo MTV e sento magari qualche battuta sul fisico perfetto di qualche cantante ripenso sempre se fa parte della lista di Vip di mio padre o meno. Mentre mia madre, Elenoir Jean Jeraque è di origine parigina, “erre moscia” compresa, per mia sfortuna e forse ora non capirete perché, comunque, per mia sfortuna discende da una famiglia di “Conti francesi sopravvissuti alla rivoluzione francese perché sostenevano il popolo e bla bla bla..” come dice sempre mia madre.
Ora a tutto ciò aggiungete che vivo a Milano e frequento l’università, terzo anno alla Bocconi, università conosciuta, oltre che per la difficoltà, anche per il fatto che è frequentata dai “figli di papà” appellativo che mi ha creato non pochi problemi alle superiori. Infatti dopo non poche lotte con mia madre, ero riuscita a farmi iscrivere al liceo classico in una scuola pubblica, penso sia stata una delle vittorie più grandi verso mia madre, una che sostiene che “ i Jean Jeraque si son salvati perché hanno sostenuto il popolo durante la rivoluzione bla bla bla..” ma che non riesce a pronunciare le due parole “scuola pubblica” sembrando quasi l’attrice che imita la Moratti in un noto programma comico. Alle superiori ho avuto delle difficoltà a trovare amicizie, o meglio di gente che mi sorrideva falsamente ne avevo intorno, ma di amicizie vere dopo la ricerca sul proprio albero genealogico chiesta dal professore di religione in prima superiore, non ne ho più avute fino all’estate scorsa.
Ricordo esattamente mia madre quel venerdi di metà giugno, ero appena tornata a casa dall’ultimo esame del semestre, appena entrai in casa vidi uno strano movimento in realtà guardando meglio era la cameriera, Rosie, che scorazzava da una stanza all’altra intenta a fare valigie, mi diressi nell’atrio grande dove trovai mia madre che stava concludendo una telefonata. Appena mi vide mi fece cenno di avvicinarmi, - Ma chère, je dois aller en Canada, ton père…- Vabbè vi faccio un riassunto, mia madre vive in Italia da anni, ma è fissata, in casa parliamo solo inglese e francese, o meglio inglese con mio padre, francese con mia madre e camerieri, per fortuna con i miei “amici” posso parlare italiano, ringraziando Dio o chi per lui, posso vantarmi di parlare francese benissimo e non avere la fastidiosa “erre moscia!!!!”
Comunque il fatto è che mio padre aveva un’importante convention o meglio doveva tenere una convention e voleva, per questioni pubblicitarie ovvero per le copertine delle prossime riviste, mia madre al suo fianco, il che voleva dire che me la toglievo dalle scatole per circa un mese!!!!
Fingendo d’esser dispiaciuta pensai già a che fare appena la signora Black ( si lo so…il mio cognome fa tanto “vi presento Joe Black!!!) avesse levato l’ancora dalla villa, i miei piani all’inizio prevedevano mettersi in costume e tuffarsi in piscina, magari sorseggiando qualche cocktails di frutta che il cuoco adora preparare all’insaputa della Signora di casa.
 
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tarjamya
view post Posted on 24/12/2008, 08:10




2.L’INCIDENTE


Quindi passai la giornata a oziare in piscina lasciando volutamente il cellulare spento, tanto mia madre mi avrebbe chiamata la mattina seguente e avrei ricevuto solamente messaggi di auto invito in piscina. Arrivò il tardo pomeriggio e dopo aver fatto una doccia e sistemato alla buona i capelli mi dedicai alla mia seconda più grande conquista verso mia madre.
La seconda più grande conquista verso mia madre, si presenta tutta nera, lucida, due cilindri e 140 cavalli: una DUCATI 999!! Non so dirvi ancora bene come sono riuscita a convincere mia madre a farmi fare l’anno scorso la patente per la moto, vincerla con una psicologa non è facile( ve l’avevo detto che mia madre è una nota psicologa?), infatti dovrei indagare di più in merito a questo suo attimo di debolezza.
Alla sera indossai le protezioni, la giacca Dainese e casco, il tutto rigorosamente nero in tinta con la moto, adoravo il completo, a volte lasciavo capelli sciolti altre volte li legavo e li bloccavo sotto il casco. Quella sera li lasciai sciolti, accesi la moto e uscii dal lungo vialetto, percorrendo le vie di Milano, non avevo una meta precisa, volevo solo correre in libertà, la mia era una voglia di libertà continua. Avete la minima idea di cosa voglia dire essere figlia del noto chirurgo Black e della contessa Jean Jeraque? Si è spesso e volentieri sotto i riflettori, cene galanti ospiti illustri, quindi quando prendo in mano la mia Ducati 999 mi dimentico d’essere la contessina Michelle Black de Jean Jeraque. ( quando devo firmare qualcosa mi viene male, per fortuna anagraficamente sono “solo Black”.
Quella sera sfrecciai per le strade secondarie, sentivo i cavalli rombare, sorpassavo tranquillamente le auto, ad un certo punto sfiorai i 200km/h, tutto scorreva veloce, tutto passava e la mia libertà aumentava. Rallentai e passai per una via, qui doveva esserci un locale, dove giravano strane voci in merito alla gente che lo frequentava, non avevo mai controllato o semplicemente non me ne curavo della sua esistenza, fino a quel momento direi, fu un attimo stavo per sfrecciare di fronte al locale quando un’auto uscì dal parcheggio e non mi vide, l’istinto mi disse di accelerare, ma purtroppo per me l’auto colpì la coda della moto, persi il controllo, avevo paura, fu un attimo è vero, ricordo solo che lasciai la presa della moto per non ammazzarmi sotto al suo peso, la moto scivolò sulla carreggiata, mille scintille, la carrozzeria contro l’asfalto e poi un forte dolore. La mia schiena era andata a sbattere contro un platano che costeggiava la strada, seguita a ruota dalla testa. Avete presente quelle pubblicità dove vi invitano a tenere ben allacciato il casco? Non so perché ma mi venne in mente in quel preciso momento! aprì gli occhi e vidi l’auto andarsene, quei bastardi non si erano fermati, la vista si stava annebbiando, il casco era spezzato lasciando scoperto una parte di volto, sentivo del sangue scendere lungo il contorno viso, poi una voce…una voce lontana…ovattata, aprii a fatica gli occhi, quanto era passato dall’impatto con l’albero? Secondi? Minuti? Ore? Di fronte a me, due occhi verdi, una ragazza, diceva di aver assistito all’incidente, di non esser riuscita a fermare i tipi dentro l’auto, e che aveva già chiamato l’ambulanza.
Mi chiese se riuscivo a muovermi, allora tentai di alzare una mano, ma un’altra fitta mi impedì il movimento, il polso doveva esser fratturato, poi mi tornò in mente, non riuscì a staccarmi subito dalla moto, scivolai assieme ad essa e la mia mano si ritrovò tra la moto e l’asfalto. Le feci un leggero movimento con l’altra mano, poi mi disse che non mi avrebbe tolto il casco perché poteva peggiorare. Nel frattempo alcuni curiosi uscirono dal locale, si avvicinarono come per assistere ad uno spettacolo, poi lo udì…udì il mio nome, qualcuno mi aveva riconosciuto
Ecco che il vociare aumentò: “ si..si è proprio la Contessina” oppure “guarda la è la Black”, non so perché ma mi immaginai già i titoli su i giornali: UN’AUTO IMPAZZITA CENTRA LA CONTESSINA, e nel resto dell’articolo frasi del tipo: “Contessina Black,ragazza bella e spericolata?”. In quel momento giurai d’aver visto dei flash, qualcuno non deve aver perso l’occasione, maledetti bastardi. La ragazza di prima però iniziò a inveire verso quelle foto, poi l’oblio e il dolore mi rapirono.
 
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tarjamya
view post Posted on 22/1/2009, 11:53




3. PRIMA DI TUTTO, L’IMMAGINE

Riaprii lentamente gli occhi, la testa doleva parecchio, sul subito cercai di mettere a fuoco la mia posizione, distesa in un letto, un odore di disinfettanti che svolazzava nell’aria e…un ruggito inferocito arrivò dall’uomo che stava al mio capezzale, Gustave, il maggiordomo tutto fare di casa Black. Gustave gestisce e delega i compiti della servitù, gestisce i rapporti con i media, e si occupa di varie occasioni quali cerimonie, o i vari spettacoli dove la mia famiglia mette a disposizione il vasto giardino al comune di Milano. Dunque Gustave mi ruggì in faccia cose del tipo( ve le traduco direttamente) “Contessina lei poteva ammazzarsi” “quante volte sua madre le ha detto di non usare la moto” “ha diverse auto perché non le usa” e molte frasi simili, poi arrivò al sodo…l’immagine!! “i media non sono ancora venuti a saperlo ma presto lo scopriranno” “i suoi genitori non hanno risposto al cellulare ma quando lo scopriranno lei sarà nei guai..” ecc. ecc.. le solite cose, ma un momento, io avevo ragione, quell’auto era uscita senza darmi precedenza e… In quel mentre entrò il dottore, mi disse che era una fortuna che avessi messo la protezione lungo colonna vertebrale, altrimenti a quest’ora avrei una carrozzella per compagna, poi disse che il polso era fratturato in due punti e che un pelino sopra il sopraciglio avevo un taglio di 4cm e che mi è andata bene. Adesso, voi immaginatevi una persona normale avrebbe preso questa notizia con gioia, sarebbe lì a ringraziare il Signore e a promettere grandi viaggi in posti miracolosi quali Lourdes o Fatima, io no in quel momento pensai alla mia due cilindri nera metallizzata da 140 cv.!!!
Tranquilli una settimana dopo scoprii che a casa era già pronta quella nuova consegnata direttamente dalla Ducati “augurandosi che la Contessina Black voglia ancora onorarci con l’utilizzo della nostra DUCATI 999 Black Style” una cosa simile capitò anche con la Dainese. Era ovvio, dopo un paio di giorni la notizia finì sulle prime pagine di alcuni quotidiani, e le due marche avevano ricevuto con me un’ottima pubblicità visto il tipo d’incidente e i danni che ne riportai Tornando a quel momento, Gustave quasi mi fulminò, però mi disse che la moto era andata distrutta praticamente, Mi ritornò in mente le scintille, le ultime speranze che se ne andavano, e due occhi, ecco cosa mancava, non sapevo l’identità della ragazza che mi prestò un primo soccorso.. La telefonata di mia madre non tardò, se quello di Gustave fu un ruggito quello di mia madre fu un urlo secco e perforante, seguito da un pianto, allora la telefonata fu continuata da mio padre dove farfugliò qualcosa riguardo alla schiera d’avvocati, investigatori e quant’altro pronti a rintracciare i tipi dell’auto, che l’avrebbero pagata molto cara e che sarebbe rientrato al più presto per sistemare la cicatrice che mi sarebbe rimasta perché l’immagine è tutto! Ma dico, un ciao tesoro come ti senti? Vuoi che torniamo per starti vicino? No, mio padre voleva tornare per correggere la cicatrice che mi sarebbe rimasta visto che qui al Policlinico di Milano lavorano solo incompetenti e, giuro aveva usato anche un’altra parola ma non riporto per via della volgarità.
Dunque, dopo aver passato una settimana al Policlinico mi stavo preparando per ottenere il lascia passare per Villa Black, quando sentii bussare alla porta, il mio primo pensiero andò ai giornalisti, quanti avevano tentato di intrufolarsi, poi sentì quella voce, era lei….la ragazza che mi salvò.
Gustave le disse che poteva restare pochi minuti perché dovevo riposare, ma riposare de ché era una settimana che dormivo e basta, io volevo la mia moto!!!Allora il mio mastino mi scoccò un’occhiata aggiungendo che avrebbe aspettato fuori e che tra mezz’ora sarebbe arrivato l’autista, eh eh aveva capito che stavo pensando alla mia moto. Ma dico, avete mai visto una ragazza più fissata di me con le due ruote? Mi scappò un sorriso. “ scusa, ma il tuo maggiordomo ti parla sempre in francese?” Me ne ero quasi scordata, ormai per me è cosa naturale, ma per una persona estranea al mio mondo sembra da pazzi, “Beh si, come saprai mia madre è francese quindi per me a casa mia la mia prima lingua è il francese, la seconda l’inglese per via di mio padre e infine c’è l’italiano, comico no?”
La ragazza mi guardò come fossi un alieno, in effetti ormai per me era una cosa di routine, ma per qualcuno al di fuori dal mio mondo.. è da pazzi, però così parlavo correttamente tre lingue! La ragazza di fronte a me doveva essere un po’ più alta della sottoscritta, aveva un fisico asciutto, due occhi verdi che mi avevano incantata già la prima volta e dei capelli ricci e rossi. “ti ringrazio per avermi soccorsa, non dovevo aver un bell’aspetto” sorrisi nel dirlo, mi immaginavo già una ragazza in giacca nera un guanto strappato, mezzo casco a pezzi del sangue che usciva dal taglio e i miei farfugli, no decisamente non avevo un bell’aspetto, immaginavo già le foto che sarebbero di lì a poco girate per la rete.
 
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tarjamya
view post Posted on 16/2/2009, 12:46




4.ALESSANDRA

Mi accorsi di non sapere il nome della ragazza, sicuramente Gustave in quel momento conosceva già anche il cognome da nubile della pro-pro zia, “Mi fa piacere che tu sia passata, anche perché in quello stato non riuscivo a ringraziarti alla giusta maniera” facendo leva con la mano sana mi misi seduta, in modo da poter tendere la mano verso la ragazza “Michelle Black de Jean Jeraque, mi ci vuole solo un’ora per pronunciare il mio nome” sorrisi, sapevo che la presentazione da parte mia era obsoleta, ma l’educazione lo impone! Lei prese la mano stringendola appena “Mi chiamo Alessandra, il piacere è tutto mio!” Notai nei suoi occhi un’ombra strana e facilmente intuii il motivo, non credo sia facile trovarsi dentro una stanza privata di un ospedale con una persona che finisce facilmente nei giornali e immaginarsela qualche giorno prima lungo il ciglio di una strada mezza morente.
Però quella ragazza mi stava simpatica, parlammo un altro po’, le chiesi l’età, che faceva, i suoi hobby e molto ancora, scoprì che aveva la mia età, lavorava come commessa in un negozio e che le piaceva molto cantare, infatti era la solista di un gruppo fatto con i suoi amici. Qualcuno bussò alla porta, era Gustave che chiedeva gentilmente alla ragazza di lasciare la stanza perché dovevo tornare in Villa Black. Il suo volto era triste, non so perché ma decisi di rischiare, la richiamai un attimo e le lasciai il mio numero privato di cellulare pregandola di non diffonderlo.
Appena tornai in Villa vidi gli omaggi dalle due note marche, mi si illuminarono gli occhi, la nuova Ducati era uguale in tutto e per tutto a quella precedente, solo una cosa era diversa, quella moto era stata fatta per me, la Ducati aveva aggiunto la scritta Black sotto alla scritta 999, faceva uno strano effetto.
Sentì il cellulare suonare, un tuffo al cuore, con la mano sana cercai nella borsa il telefono, ma quando lessi il nome di chi mi cercava, non so perché ma ci restai quasi male, erano i miei genitori, o meglio mio padre, voleva notizie sull’evoluzione del taglio, che palle!! Avete idea di quanto schifo faccia? Apparte il fatto che fa male, ci sono quasi dieci punti, la ferita in questi giorni cambia colore e mio padre vuole sapere esattamente la sfumatura che prende giorno dopo giorno, è da pazzi!!!
Dopo avergli spiegato l’allegro colore, ed avermi informata che sarebbe tornato appena gli fosse stato possibile, mi salutò.
Quando riagganciai il telefono, me lo ricordo molto bene, provai una sorta di solitudine, troppa gente falsamente preoccupata per me avevo attorno, non capivo perché la gente guardava prima il nome famoso, o in poche parole chi ero, e forse dopo chi ero veramente, anzi mi correggo nessuno era mai arrivato a quel livello. Un telegiornale in sottofondo raccontava che “la giovane Contessina Black aveva lasciato il Policlinico nel pomeriggio…”, ascoltai il servizio distrattamente, in testa avevo solo un nome al momento, Alessandra. Mi maledii per non averle chiesto il suo di numero, sicuramente si sentiva troppo imbarazzata per contattarmi, il telefono suonò, ed ero finalmente contenta d’aver avuto torto almeno una volta nella mia vita. Era un suo messaggio: “Contessina, non hai idea di quanto coraggio ho dovuto procurarmi per scriverti questo sms” sorrisi leggermente ma le risposi “Non mi piace Contessina, fa troppo informale, e la persona che mi ha salvata deve chiamarmi Michelle ” nel giro di pochi istanti mi arrivò la risposta, diamine doveva aver rischiato di slogarsi un pollice per rispondere così velocemente!!
“ok Michelle, senti…ti va di bere qualcosa assieme?” nemmeno il tempo di risponderle che arrivò un altro sms “scusami, ho azzardato troppo…non volevo” Sinceramente speravo che fosse veramente interessata alla mia amicizia, così accettai l’invito per la sera stessa.
 
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tarjamya
view post Posted on 3/9/2009, 12:46




5.VODKA-FRAGOLA-LEMON

Immaginando già la mia testa come centrotavola, evitai di uscire in moto, Gustave aveva detto che potevo uscire ma che sarei dovuta rientrare presto e che dovevo assolutamente evitare locali mondani, magari un qualche posto anche se sperduto per evitare i media.
Così scesi in garage, decisi di uscire con la mia BMW serie 1 120 Bianca cambio automatico, visto che avevo solo una mano funzionante al 100%, lo so sono fissata con i motori, comunque, percorsi il lungo viale della villa arrivando al cancello che si richiuse immediatamente dietro le mie spalle, Alessandra mi aveva detto che abitava in un quartiere ad una decina di Km da me, lanciai la mia BMW lungo le strade milanesi e raggiunsi l’indirizzo predestinato in una decina di minuti. Scesi dall’auto, mi guardai attorno, abbassai il cappello in modo che coprisse di più gli occhiali così d’avere solo una parte di viso fuori, come mi ha insegnato Gustave fin da quando, presa la patente, iniziai ad uscire per affari miei. Il quartiere non era dei più ricchi, ma nemmeno situato in quelle zone tipo Bronx a New York, erano tutti condomini, tutti uguali si distinguevano solo dall’altezza, la zona non era molto illuminata (e per motivi tecnici dovevo tenere occhiali da sole) e qua e la si sentivano miagolii vari. Guardai il mio look, avevo scelto qualcosa di semplice un paio di pantaloni neri, le Converse nere e una canotta bianca, avevo pensato di portare la ragazza fuori Milano in un locale dove tutti si facevano gli affari propri e potevi parlare tranquillamente, e potevo togliermi gli occhiali almeno!!
Sentii la maniglia del portone alle mie spalle abbassarsi, poi vidi Alessandra uscire e sorridermi “ciao, scusa il ritardo non pensavo fossi già arrivata”. Era bellissima, nonostante non avesse vestiti firmati o collezioni particolari addosso, stava divinamente, portava una gonna a scacchi neri e bianchi e una camicia maniche corte bianca. Le sorrisi a mia volta “tranquilla sono appena arrivata, dai Sali…” la notai fermarsi un attimo ad osservare quasi sognante la mia auto, “sarei passata in moto ma avrei avuto difficoltà” alzai il polso sinistro bloccato da una polsiera nera.
Presi velocemente l’autostrada che portava su un paesino fuori Milano, Alessandra non doveva essere abituata all’alta velocità perché la vidi un po’ tesa mentre la mia auto scorrazzava in autostrada. Il viaggio continuò in una sorta di silenzio, c’era imbarazzo da entrambe le parti, lo si sentiva nell’aria. Arrivai in un locale un po’ sperduto, la luce al neon che costruiva la scritta LE DUE LUNE faceva bella mostra davanti l’ingresso accogliendo la clientela. Non che quel posto fosse continuamente pieno, ma almeno lì la gente si faceva tranquillamente gli affari propri, tranne il proprietario Gianni, ormai eravamo amici, conosceva la mia identità ma non l’aveva mai diffusa in giro vantandosene o cose simili.. Quante volte mi sono presentata qui così per stare in mezzo a gente senza dita puntate, pensate una volta avevo nascosto i capelli sotto alla bandana, un paio di lenti colorate castano, e un paio d’occhiali da vista finti ed avevo iniziato a servire ai tavoli, se mia madre fosse venuta a scoprirlo penso che come minimo mi avrebbe uccisa.
Entrai nel locale, seguita da Alessandra, mi avvicinai al bancone aspettando Gianni: - Lo so, non è gran che qui…però è tranquillo.- dissi togliendo occhiali da sole.
-tranquilla, immagino che per te la vita non sia proprio semplice…come fai a uscire con tuoi amici?-
Ricordo molto bene quella domanda, fu quasi una pugnalata, Amici, abbassai un attimo lo sguardo feci un respiro profondo per risponderle quando dal retro uscì Gianni: - Michela…ciao….come stai? Ero parecchio preoccupato per te- continuò ancora per un paio di minuti, sembrava un padre preoccupato per quello che era successo alla propria figlia., ecco lui si preoccupava veramente per me, più volte vedendomi depressa mi ha offerto una buona vodka-fragola-lemon…l’alcool cancella momentaneamente il dolore, però intanto c’era l’attimo di pace. Sapeva bene quanto mi sentissi sola, quanto volessi trovare un rapporto. Voi starete certamente pensando ai ragazzi? Beh, di flirt ce ne sono stati, ma tutti quanti esaltati,magari figli di industriali che pensavano solo ad una futura unione con una contessa, al diavolo.
Gianni continuava a far domande, poi si bloccò vedendo la ragazza di fianco a me: - eh tu? Sei un’amica di Michela?- il suo tono era quasi severo.
-Si…si…sono una sua amica-
Alessandra era un po’ titubante da come l’uomo di fronte a lei aveva cambiato umore così velocemente.
- Gianni, lei è più di una amica…se sono qui ora è merito suo…ha assistito all’incidente e mi ha prestato soccorso, e mi ha difesa da certe foto, anche se ne girano comunque in rete-
Solo allora Alessandra si rilassò, era cambiata, era più…felice, allora ne fui certa, lei voleva la mia amicizia, non il mio nome!
-Gianni…due Vodka-fragola-lemon, e questa volta non per dimenticare, ma per festeggiare!-
 
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tarjamya
view post Posted on 3/9/2009, 15:09




6. I PADRONI DI CASA

Alessandra era cambiata dall’inizio serata, ne ero certa che non fosse solo timida e spaventata, forse quando vide il proprietario del locale darmi una fraterna confidenza si tranquillizzò.
-ma perché ti chiama Michela?-
- diciamo che ci sono due motivi, il primo perché non vuole che la gente si accalchi attorno a me, secondo dice che non ho niente di italiano, almeno il nome me lo cambia-
- non ha senso la seconda motivazione-
-vero, però a me sta bene così, e poi fino ad ora nessun paparazzo mi ha creato noie qui, pensa una volta ho pure servito ai tavoli, con un piccolo travestimento, e nessuno si è accorto di me-
-tu? Tu hai servito ai tavoli?-
Detto ciò si mise a ridere, i suoi ricci rossi in quel locale dalle luci soffuse prendevano una strana tonalità di biondo, le dava un che di celestiale, un angelo, ecco cos’era, prima mi ha salvato dalla morte, ed ora dalla solitudine.
La serata continuò tranquillamente, e quella ragazza mi intrigava sempre di più, aveva una moltitudine di sfumature, interessi e ideali che mi rapirono e, come succede quando si sta molto bene in una determinata situazione, il tempo è tiranno e mi ritrovai a salutarla davanti al suo portone.
Tornai in Villa Black, lasciai l’auto nel vialetto, qualcuno si sarebbe occupato di rimetterla al suo posto, ed entrai nell’atrio, una strana atmosfera aleggiava, c’era qualcosa che non mi convinceva, entrai furtivamente in soggiorno e mi stupii di non essermi trovata alle spalle Gustave. Di solito mi prende sempre di sorpresa, gli ho urlato più volte che se mi prendeva un infarto la colpa sarebbe stata solamente sua, secondo me lo fa apposta si diverte…a volte giuro mi ricorda Lurch il maggiordomo di Casa Addams!
Comunque entrai furtivamente in soggiorno, non ebbi nemmeno il tempo di guardarmi attorno che un dolore lancinante trapanò il mio cervello, no tranquilli, era “solamente” un urlo di mia madre che mi riempiva di domande barra rimproveri barra curiosità, però l’urlo mi rimbambì per un paio di minuti. Nemmeno il tempo di mettere a fuoco la situazione che mi ritrovai braccata e bloccata contro il divano, sembrava una retata nazista, mi correggo era “solo” mi padre che voleva analizzare con grande e massimo puntiglio la mia ferita sopra l’occhio. Posso immaginare gente che una situazione del genere vista da fuori possa sembrare alquanto comica, ma io in quel momento non ci vedevo gran che di divertente, anzi ero tendente al terrorizzato. Mio padre toccava, esaminava e decretava in merito alla ferita, mia madre che continuava ad urlare a toni più moderati di prima ed io che tentavo di ricordare a mio padre che quella ferita era bella che aperta e che faceva MALE!!!! Non era preparata al peggio, la scenetta comica peggiorò circa cinque minuti dopo, mio padre lasciò la presa sulla ferita, ed io mi stavo tranquillizzando, illusa, mi stavo illudendo che il famoso chirurgo estetico Lucas Black, avesse mollato la presa, si era solo alzato per prendere dalla sua borsa un pennarello nero. Avete la scena in testa? Ora mio padre stava disegnando sulla mia faccia i lavori che doveva eseguire esteticamente per eliminare quella cicatrice, passò quasi un’ora ed io, ormai allo stremo, avevo rinunciato a sottolineare che mi faceva male e che avevo sonno.
Il giorno seguente, mi svegliò Rosie dicendomi che i signori Black mi aspettavano per la colazione, volevo spararmi su un piede, quando non erano a casa c’era sempre una pace, la servitù era decisamente più rilassata e pure io!!!
Scesi le scale ancora in pigiama, si insomma dei shorts neri e una canotta nera, aprii la porta ed ecco, la fine della tranquillità.
 
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tarjamya
view post Posted on 7/9/2009, 18:11




7. KATHRYNE

Chiamatelo sesto senso, potere pre-mestruale, o senso di ragno, ma mentre scendevo le scale avevo avvertito un alone di presenza oscura in villa Black.
Aprii la porta della sala da pranzo ed eccola lì….la fine della mia sanità mentale:la cara, diabolica e perfida cugina Kathryne.
- bonjour à tout le monde- mi ritrovai a farfugliare con scarsa convinzione che sarebbe stata una buona giornata, prevedevo guai in vista, c’era da mettersi tutti al riparo….l’uragano Kathryne si stava abbattendo. Dunque, mia cugina è la classica snob, stronza e molte altre pessime qualità tra cui una profonda invidia nei miei confronti. Apparte il fatto che sono nettamente più bella di lei, ciò che le dava più fastidio era il mio rango. Già, io sono contessina lei non lo è, ed essendo sua madre sorella di Lucas Black, non ha nemmeno una parte del mio cognome. Mia cugina non perde occasione di farsi fotografare con me o con i miei genitori, o per sottolineare il fatto che è mia cugina. Ora una persona così, non vi starebbe antipatica a pelle??
Quella mattina mi ritrovai il suo falso sorriso di fronte, e poi un’altra falsa espressione di preoccupazione, ricambiai il sorriso mi accomodai e mi lanciai sul mio cappuccino.
Per televisione stava girando un’intervista alla Mussolini, in quel momento mi tornò in mente Alessandra. Chiesi il permesso di alzarmi da tavola e dopo aver preso il cellulare raggiunsi la mia stanza. Trovai alcuni messaggi di persone falsamente interessate alla mia salute, ma non trovai il suo. Cosi le scrissi un messaggio “ciao,scusa dovevo scriverti subito ma ho avuto un po’ di casini, mi sono divertita moltissimo con te…” mentre scrivevo sorridevo, Alessandra mi stava proprio simpatica a pelle. Nemmeno il tempo di formulare altri pensieri che arrivò il messaggio di risposta “ciao Michelle, speravo in quel tuo sms, avevo paura di risultare morbosa, pure io mi sono divertita molto, sei molto simpatica”
Iniziammo così una conversazione quando non fu interrotta dalla visita nella MIA camera della cara cuginetta.
- Michelle Michelle…non saluti nemmeno come si deve la tua cara cugina?-
- Dovrei salutarti come si deve? Per salutare una serpe come si deve fare?-
- Mamma quanto astio nei miei confronti, cosa ti avrò mai fatto per non meritarmi la tua amicizia?-
- Dunque…dovrei avere la lista qui in giro…ma non serve, basta solo menzionare il fatto delle tua immensa gelosia verso il mio rango di Contessina, o sbaglio?-
- Tu non sai apprezzare il tuo rango!!- Mi sibilò addosso
- Come osi parlarmi così? Immagino che quando ho fatto l’incidente tu fossi stata una di quelle persone che pregavano per me vero?-
- Si ma di certo non per la tua guarigione.. cara cugina!-
Queste parole mi spiazzarono, credo d’aver avuto una faccia sconvolta perché Katrhyne continuò a rincarare la dose.
-Che c’è? L’incidente ti ha tolto la facoltà di rispondere o non eri più abituata a me? Andiamo Michelle, tu sei sempre stata così…debole, ti lasci guidare dai buoni sentimenti, sei amica di tutti e di nessuno, ti isoli quasi dagli altri…speri sempre nell’amore vero??- E qui partì una risata da farmi congelare il sangue nelle vene, la sua era pura cattiveria, ero impotente in quel momento, si avvicinò a me, e mi batte l’indice contro il petto
- questo era, è e sarà sempre la tua rovina, il tuo stupido cuore… prima o poi avrò ciò che hai te, ma te lo strapperò, promesso-
Solo allora alzai la testa, la guardai negli occhi…
-perché mi dici questo? Sei mia cugina, sei sempre stata invidiosa di me, ed ora?? Mi dici che stavi pregando perché quell’incidente avesse lasciato qualcosa di più profondo, tu non sei umana, tu…-
- Io cosa? Sei ridicola, cerchi il lato buono in tutti, ricorda le mie parole…la prossima volta la tua moto ti porterà direttamente al creatore!-
Detto ciò mi sorrise falsamente, alzò il ciuffo di capelli e fissò la mia ferita
- carina…- e si voltò per uscire poi dalla mia stanza., mi accasciai a terra ed iniziai a piangere silenziose lacrime molto amare, poi sentii una voce…il cellulare!! Mi era caduto a terra ed era partita una chiamata, Alessandra.
 
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tarjamya
view post Posted on 8/9/2009, 11:58




8.IL DOLORE NEL CUORE

La chiamata era partita ed Alessandra aveva sentito tutta la conversazione, presi il telefono non avevo coraggio di parlare, mi sentivo troppo…umiliata, si credo che umiliata renda l’idea, proprio una merda mi sentivo.
- Michelle… Michelle… ti prego rispondi-
- hai sentito tutto vero?-
-si…quanto basta….mi dispiace-
-già…ci possiamo trovare? Sto troppo male…ho bisogno di una persona sincera-
-certo tesoro-
Avevamo deciso di trovarci da lì mezz’ora in un bar vicino casa sua, in auto ci avrei messo troppo tempo visto il traffico e poi avevo bisogno trovare un attimo di libertà, così fregandomene dei miei genitori e di Gustave, decisi di prendere casco e giubbotto e cavalcare la mia 999.
Prima di lasciare villa Black però, mi raccomandai all’autista di non dire a nessuno che ero uscita con la moto e di tener Kathryne più lontano possibile dalla mia 999 in futuro.
Le parole della serpe avevano fatto effetto avevo paura, lei ne era capace, e ciò mi spaventava, perdere tutto per colpa di una persona che ha il tuo stesso sangue ma che vuole di più, vuole essere te!
Accelerai, ed iniziai a correre per le strade di Milano, ogni volta che acceleravo era una fitta pazzesca al polso, ma non mi importava. Nella mia testa rimbombavano solamente le sue parole, le su parole così sfrontate,malvagie così piene di odio mi trapanavano il cervello, speravo d’aver capito male, che tutto ciò fosse successo in un film. Era la prima volta che mi sentivo impotente di fronte a mia cugina, mi sentivo debole, indifesa alla sua mercé e nel ripensarlo mi davo della stupida mentalmente ma soprattutto continuavano a scendere lacrime. Quasi non vidi un semaforo rosso da quanto ero immersa nei pensieri dolorosi, sentii le gomme fischiare contro l’asfalto, alzai la visiera del casco e lasciai scendere le lacrime che si mischiarono a sudore freddo. Stavo per ammazzarmi da sola senza l’aiuto di Kathryne, mi costrinsi a calmarmi, dovevo non perdermi nei miei pensieri. Raggiunsi senza altri intoppi la meta, mi guardai attorno, non c’era gente particolare, o non era un bar particolare dove la gente forma una specie di club privato e quando entra qualcuno che non ne fa parte lo squadrano dall’alluce all’ultimo capello presente nella sua testa.
Scesi dalla moto e tolsi il casco, mentre gli occhiali scuri andavano a coprire gli occhi arrossati per le lacrime che avevo lasciato scivolare durante la corsa, lei non era ancora arrivata, così mi misi seduta su una panchina nel parchetto dietro al bar. Dando le spalle al bar, pensavo ancora a mia cugina e il mio cuore iniziava a sanguinare, che stupida, lei mi minaccia ed io piango per lei, ditemi se non sono una emerita cretina?
Due mani fredde, leggere, candide e dolci si appoggiarono al mio viso nascondendomi gli occhi, un soffio all’orecchio
- indovina chi sono?-
Era lei, il mio angelo, colei che mi ha prestato primo soccorso fisico e morale, sorrisi
- chi sarà mai…non so…mi serve un aiuto-
Si fermò pensare un attimo e poi posò un leggero bacio sulla guancia, poi tolse le mani dal mio viso e mi abbracciò da dietro. I suoi ricci perfetti color del fuoco mi solleticavano il collo, e sentii un profumo di vaniglia e arancia circondarmi un attimo di pace per il tormento che mi logorava da dentro. Iniziai a singhiozzare – perché le persone vedono solo questo in me? Perché vedono solo la contessina Black? Perché devo sempre soffrire di ciò che sono?-
Restando nella medesima posizione e continuando a stringermi mi sussurrò un paio di frasi che non capii subito.
 
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tarjamya
view post Posted on 9/9/2009, 11:28




9. IGNORARE E IGNORANZA

La sentii sospirare prima di iniziare a parlare – sai Michelle, molti vorrebbero essere accettati per quello che sono, tu hai i tuoi problemi, il tuo rango non fa si che la gente possa conoscerti bene, e tu soffri del fatto che la tua ricchezza non ti permette di avere gente cara, fidata attorno ma altra gente ha problemi ad accettare quello che sono perché gli altri non li possono accettare. Ci sono persone che devono assolutamente mascherarsi per evitare che gli altri li deridano e li emargino, queste persone non possono accettasi. Però c’è sempre qualcuno che ti accetta o qualcuno che vuole scoprire chi sei…io sto imparando a conoscerti, ti sei aperta a me in quei messaggi ed io sto scoprendo che sei fantastica e non la ragazza viziata ed egocentrica che sembri dal punto di vista dei media Però tu? Saprai accettarmi e…-
Non finì il suo discorso che altre tre ragazze la raggiunsero alle spalle.
- Alessandra? Che ci fai qui? Oh ma sei in compagnia di una ragazza…uhm…spero che la tua…amica sappia con chi ha a che fare…secondo me non sa quale gusti preferisci te…-
La sentii tremare leggermente di rabbia, e imprecare…mi sussurrò un “mi dispiace” e se ne andò, mi alzai e guardai le due ragazze, i capelli nascosti da una bandana e i RayBan scuri non permisero loro di riconoscermi. Non capivo, ignoravo il perché di un simile comportamento, che doveva aver fatto in passato Alessandra per meritare tali maldicenze?
- Non avete altro da fare voi tre oche?- una di loro mi fulminò con lo sguardo
- vuol dire che sei anche te come lei? Fatevi curare entrambe, non siete normali!!-
- Cosa vi siete fumate? Andatevene e non voglio più vedervi dar noie ad Alessandra o credetemi, la prossima volta che vi incrocerò nel mio cammino ve ne pentirete.-
Non lasciai loro il tempo di rispondere che infilai casco e accesi la moto, dovevo raggiungerla dovevo calmarla e dirle che qualsiasi fosse il suo problema a me non interessava, io volevo la sua amicizia. Il polso doleva da matti ma ora l’importante era cercare lei, ma l’ennesima accelerata mi fece sentire un CRACK al polso seguito da un mio urlo secco soffocato dal casco. Fortuna voleva che riuscii a intravedere quella testa riccia e rossa che scappava in sella ad una bici, così strinsi i denti e soffocai il dolore, diedi gas alla moto e la raggiunsi.
- Ti prego fermati…o tra poco svengo dal dolore- alzai la visiera e appena mi fissò negli occhi si fermò all’istante, scese dalla bici senza nemmeno appoggiarla la lasciò cadere con non curanza.
- Michelle..che hai fatto, sembri un cadavere, sei pallida-
Spensi la moto e mi strinsi forte il polso, doveva essersi rotto di nuovo, tremavo quasi dal dolore, lei mi prese il braccio con delicatezza, sfilò il guanto e guardò la mano.
Era molto gonfia, scottava e aveva un colorito poco invitante, però dovevo raggiungerla e non mi interessavano le conseguenze, o meglio al momento non avevo pensato a questa conseguenza. Il tocco di Alessandra faceva molto male, ma sopportavo, la guardai negli occhi, erano arrossati, aveva pianto e non riuscivo a capire il perché di questo comportamento, di quella fuga. Lei invece mi guardò con sguardo severo:
- ma ti sei bevuta il cervello? Hai tolto la polsiera? si sarà rotto nel punto di prima-
Raccolse un bastone da terra e si tolse il foulard che aveva usato come cintura e la trasformò in una fasciatura rigida.
- Perché sei scappata? Perché hai reagito così?- volevo capire non potevo lasciarla così senza avere una spiegazione.
Alzò lo sguardo dapprima appoggiato sul mio polso, la vidi piangere ancora
- non puoi capire Michelle, non sono stata sincera con te…credo che per te sia meglio non vederci più-
- cosa? Che stai dicendo…non capisco Ale..ti prego spiegami…che vuol dire che lo fai per me?-
- no, tu hai anche una vita sociale e pubblica, non possiamo essere amiche, ti prego cerca di capire…-
- capire cosa?? Tre oche ti dicono frasi senza senso, e tu devi scomparire dalla mia vita e mi chiedi di capirti…io ti voglio bene, mi sono affezionata a te in un paio di giorni e mi vuoi escludere senza un motivo?-
Fu allora che mi si lanciò al collo, stringendomi e piangendo, sentii i suoi singhiozzi,le passai una mano lungo la schiena per rassicurarla, lei alzò la testa, i miei occhi azzurri si incontrarono con i suoi verdi e arrossati, mi lasciò un piccolo bacio affettuoso sul casco e iniziò a scappare. La vidi allontanarsi, evitai di seguirla anche perché mi aveva preso le chiavi nella moto per evitare ciò, mi accorsi che le aveva fatte cadere una decina di metri più avanti, furba la ragazza!!
 
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tarjamya
view post Posted on 10/9/2009, 11:58




10. FALSI SORRISI

Passarono due settimane e Alessandra non rispose ne alle telefonate ne ai messaggi, mi ero presentata anche casa sua, ma sua madre mi disse che era fuori a far spese. Non capivo perché ma mi sentivo persa, mi sentivo abbandonata è come se qualcuno riesce a raggiungere una sua chimera, quel sogno impossibile e poi in un lampo sparisce e non capisce il perché. Ecco mi sentivo così, avevo trovato una persona felice di scoprirmi, di stare con me ma poi se ne era andata così ma purtroppo dentro di me aveva già lasciato un solco profondo.
Quel pomeriggio ero nella mia stanza, il polso faceva meno male ma il dottore mi proibì di togliermi la polsiera, così erano due settimane che non toccavo la moto e ne sentivo la mancanza. Mia cugina non aveva ancora lasciato villa Black per mia immensa sfortuna, ma non ci furono altri scontri pesanti e ne fui veramente felice, non avrei sopportato altro.
Per quella sera mi ero messa d’accordo con un gruppo di amici dell’università di fare un giro assieme, così mi ero preparata mentalmente a non poter usare nemmeno per quella volta la moto, non sapete che strazio. Ad aumentare la dose di sfortuna entrò nella mia stanza Kathryne.
- Buona sera cugina, vedo che questa sera esci-
- Sono felice che ora ti interessi anche della mia vita pubblica oltre a quella privata-
- Mi preoccupo per te cugina… a proposito hanno più rintracciato quei 4 stranieri che ti hanno investito? Almeno un po’ della mia gratitudine dovrei dimostrare a loro!-
- gentile come sempre, serpe come sempre ma, non hanno ancora scoperto nulla se ciò ti interessa, ma scommetto che ne sei dispiaciuta di non poterli ringraziare per aver fatto in modo che in alcuni giornali comparissero delle foto di me mezza morente vero? Ammettilo, quando hai appreso la notizia hai stappato lo champagne migliore che avevi…-
- No mia cara…. Ho usato un semplice prosecco…lo champagne lo tenevo nel ghiaccio per dopo –
- Mi dispiace averti delusa cara cugina…- però non riuscii a finire che nella stanza entrò mio padre che diede il via al “ciack si gira!!”
Io e mia cugina non ci sopportiamo però davanti a tutto il resto del mondo sfoggiamo i nostri più falsi sorrisi correlate da parole di amicizia. Lo so, mi facevo schifo da sola, ma era una sorta di tacito accordo, lei non voleva rovinare la sua immagine davanti ai Conti Black de Jean Jeraque, io semplicemente volevo evitare inutili paternali perché tanto non mi avrebbero mai creduta.
Mio padre entrò, ed iniziò ad enunciare ciò che i propri investigatori avevano appena scoperto, mi dissero che l’auto era rubata, che nessuno all’interno del locale aveva visto gente arrivare con quell’auto e all’interno dell’auto sembrava ci fossero 3 o 4 persone.
Un lampo, l’ultima novità mi aveva procurato una sorta di illuminazione, non riuscivo a capire il motivo, mi sfuggiva qualcosa, tentai di mascherare il mio dubbio mancava un pezzo al puzzle e sentivo d’avere la risposta molto vicina.
Mio padre continuò a ciarlare ancora un po’, e mia cugina lo seguiva in tutto e per tutto, pendeva dalle sue labbra, ed aumentare il tutto c’era quel ghigno barra sorriso che rendeva il tutto ancora più snervante. Cercai di liberarmi dei due in modo più rispettoso possibile, alla fine optai per la cara vecchia scusa, un mal di testa alquanto forte, non ho mai sottovalutato la potenza di questa frase tornava utile in molteplici occasioni e liberarsi del padre e della cugina rompiscatole era una di quelle occasioni.
Dopo che i due si congedarono, mi misi alla mia scrivania, accesi il portatile ed iniziai a sfogliare i vari articoli che avevo salvato nel pc riguardo al mio incidente. C’era qualcosa che non tornava, ma non capivo, poi mi squillò il cellulare un messaggio, mi lanciai a prenderlo sperando che fosse lei.
 
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9 replies since 11/12/2008, 08:03   483 views
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